Regia di Ferzan Özpetek vedi scheda film
Forse ho trovato la giusta definizione per i film di Ozpetek: umanitari. Me lo sono chiesto durante la visione. Non sono commedia; non sono tragedia; non sono di denuncia o d'impegno ma sono un po' tutte queste cose insieme. Una miscela di tutto quello che piace per tradizione al pubblico italiano. Un varieta' in forma drammaturgica o un equivalente cinemeatografico dell'operetta. Il problema e' che la storia si perde un po' nei vari rivoli; si sfilaccia. Quello che sa fare bene Ozpetek e' dirigere le interpretazioni corali - qualche piccolo cedimento, in cui si nota la costruzione, c'e', pero', perdonabile se uno pensa al pressapochismo generale dell'attuale cinema italiano, fatto di raccomandati e figli di... Non so dire se renda meglio con i singoli o con pochi in scena. Comunque, ci sa fare con gli attori e questo e' un pregio indubitabile che regge tutto il film. E poi, l'altra dote eccezionale e' la gestione del pathos e della commozione. Una cosa che riesce a pochissimi registi nel mondo. Mi vengono in mente Almodovar o Spielberg rispetto cui manca sostanza, tenuta d'insieme e maggiore determinazione. Se non ho capito male quello che interessa Ozpetek e' mettere in scena l'importanza dei legami affettivi sulle ragioni del sesso e del sangue, quindi contro principi religiosi e nazionalistici. Solo l'amore tiene insieme queste formazioni familiari alternative ed allargate, riuscendo ad eternarle. Come tema e' bello e importante ma non basta da solo. Si rischia di costruire delle rappresentazioni semplicistiche. Probabilmente e' una preoccupazione che Ozpetek non si pone poiche' e' solo interessato a proporre spettacoli popolari piuttosto che opere originali o innovative.
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