Regia di Paolo Taviani, Vittorio Taviani vedi scheda film
L'epica dei piccoli uomini,della dolce,fitta conversazione impietrita dall'avvicinarsi della paura come fatto reale e non più come momentaneo sentimento compone il colore del quadro voluto dai Taviani.
Il libro dei ricordi,redatto con la rigoroso logica dei sensi più che della cronologia,è diviso in capitoletti,scaltri aneddotti che accolgono la possibilità di riunire le storie di tutti riesumando i luoghi della memoria collettiva,o delle memorie.
La guerra del film non è solo quella sporca,lugubre e fangosa di molit altri,ma è una leggenda che si stenta a credere sempre più vicina,sempre meno sfuggente:e la parte più convincente è proprio quella in cui il disordine creato dal terrore spinge i personaggi a rincorrersi in quella natura,già monumento esile violentato dagli invasori,che per loro costituisce abitudine,destino e anche vocazione.
I piccoli grandi uomini( e donne) sono tutti lì:il bel partigiano,la moglie sola,i freschi sposi,il prete avvilito dalla profanazione della chiesa;ma non c'è lo stereotipo dello straniero:la guerra,come fosse imprevisto pieno di goffagine,si combatte con un "fratello" che non si riconosce più,nello scenario agreste di calda densità cromatica.
Più felice e risolto nella prima parte,perchè più spontanea e meno elaborata della seconda(che patisce qualche agitazione di troppo nei personaggi)ha la sua qualità maggiore nell'abbracciare le vicende e la legittimità di sguardo di tutti,dagli anziani ai bambini.
Anche per questo è impossibile un interprete che valga più di un altro,anche del più breve nella sua permanenza sullo schermo,perchè la sintesi delle speranze,nonostante le alterazioni della memoria,non conosce età.
Puntuale sottolineatura di questa vicenda e questo mondo,la musica di Piovani sembra davvero un'eredità di quelle terre,del fiato nascosto nei campi e della commossa potenza del canto popolare.
Con Massimo Bonetti,uno degli attori inspiegabilmente tenuti a distanza da un'affermazione definitiva,capace di sfumature energiche.
Sofisticata immagine di una gentilezza femminile che sembra essere ricalcata su quelle nobile figure che vediamo in antichi ritratti. Un peccato che sia stata doppiata.
Ammirevole portatore di uno sguardo di deciso disgusto nei confronti dell'orrore cui è costretto ad assistere.
Prima che il loro stile si curvasse sul grigiore televisivo hanno realizzato con agilità quest'opera ricca della più libera semplicità visiva
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