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Royal Affair

Regia di Nikolaj Arcel vedi scheda film

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La recensione su Royal Affair

di supadany
7 stelle

Esemplare del cinema danese, anche se poi si tratta di una coproduzione nordica, diammentralmente opposto ai canoni delle sue forme più note, il Dogma di Lars Von Trier, votato ad un connubio tra una sospinta eleganza formale e la forza dei temi che propone.

Appare, forse inevitabilmente, un po’ schematico ma anche coinvolgente.

Europa 1770, per un matrimonio di convenienza, l’inglese Caroline Mathilde (Alicia Vikander) si ritrova in Danimarca, ma il suo coniuge, e Re, Christian VII (Mikkel Boe Folsgaard) ha gravi problemi mentali e la convivenza non prevede gioie.

Ma poi il Re porta a corte il medico Struensee (Mads Mikkelsen), che diventa subito influente nelle sue decisioni rivolte verso un miglior trattamento verso il popolo, ma soprattutto instaura una relazione amorosa con la regina.

Quanto accade porterà alla reazione della classe aristocratica.

 

 

L’opera di Nikolaj Arcel si muove tra le costrizioni dei ruoli sociali imposti dall’epoca e il desiderio che sprona i due protagonisti.

Inutile dire chi avrà la meglio (ma la storia è indivenire), ma poi tutto ciò che succede è descritto con scrupolo.

Si parla di storia, documentata, per questo può destare una certa impressione, anche se allo stesso tempo mette dei paletti che possono far pensare ad una versione molto romanzata (poi nei dettagli è difficile addentrarsi se non si è storici e/o appassionati di storia danese).

Per il resto intanto la (mala) politica fa già il suo corso, alla mercè degli interessi di pochi che sfrutta le debolezze di un Re e che per difendere i propri privilegi mette il suo popolo in povertà e che quindi ostracizza il medico che vorrebbe offrire cure per i poveri e migliorare le loro condizioni di vita (con la fognature).

Decisamente valido il trio di protagonisti; il ruolo borderline aiuta ad emergere il bravo, e premiato a Berlino, Mikkel Boe Folsgaard, Alicia Vikander mostra la sua bellezza (presto riconosciuta a livello internazionale) ma anche la sua prestanza melò, non stupisce Mads Mikkelsen, da tempo arcinoto, che però ha il pregio di non dimenticare prodotti come questo che si fanno in nome dell’arte e non del cachet.

Così, sulle basi di una sceneggiatura solida, anche se non sfavillante (ma poteva esserlo di più?), una storia di amore impossibile compenetra una lotta di classe e giustizia, con la forza di un cast in palla, per un’opera corposa che forse non incanta, ma che si forma su fondamenta consolidate.

Apprezzabile.

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