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L'era glaciale 4: Continenti alla deriva

Regia di Steve Martino, Mike Thurmeier vedi scheda film

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La recensione su L'era glaciale 4: Continenti alla deriva

di PompiereFI
4 stelle

Partenza a razzo per “L’era glaciale 4”: un’esagerazione dietro l’altra, una serie di flagelli ininterrotti e scene girate come fosse la conclusione. Un testacoda già usato in molte altre pellicole, evidentemente preoccupate di perdere l’attenzione degli spettatori. Tra le lastre di ghiaccio e le distese in mare aperto questa volta c’è posto perfino per i pirati che non fanno certo SBUDELLAre dalle risate, in una stiracchiata scopiazzatura di altre pellicole “con umani”, ritenute evidentemente à la page e in grado di raccogliere consensi (che il pubblico che segue i due filoni sia lo stesso?).

 

Nella Famiglia/Avventura ognuno ha la sua parte, debitamente riconosciuta e programmata in fase di sceneggiatura. C’è posto per tutti, e ciascuno ha l’occasione di contribuire alla sopravvivenza, evoluzione, formazione e al mantenimento del nucleo eterogeneo. Scrat lo scoiattolo, protetto sempre più sfocato, continua a rincorrere la sua ghianda fino al centro della Terra conquistando simpatia nei primi secondi e perdendola progressivamente; Diego si innamora di una tigre bianca; Manny il mammut (doppiato dalla voce un po’ pigra di Filippo Timi che non solletica a sufficienza) si preoccupa di perdere la figlia Pesca in cerca di emancipazione; Sid il bradipo deve sopportare il peso dell’arzilla nonnina, uno dei caratteri più gradevoli del film. Ogni tanto i personaggi sono detestabili, le battute insulse, le gag antipatiche.

 

Non c’è dibattito alcuno sulla deriva dei continenti, sul suo significato, caratteristica o causa. Non c’è associazione di idee tra la fuitina della figlioletta di Manny e le problematiche sui rapporti generazionali: tutto viene lavato via in 30 secondi 30 di riconciliazioni improbabili, scritte mentre l’inchiostro della penna stava evidentemente per esaurirsi.

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