Regia di Pål Sletaune vedi scheda film
Anna è una donna che insieme al figlio di otto anni è costretta a scappare e a nascondersi da un marito violento, si ritrova così a vivere in un palazzone della periferia di una cittadina norvegese, con l’angoscia che il marito possa rintracciarli per far loro nuovamente del male.
Vive al buio, controlla che nei corridoi del palazzo non ci sia mai nessuno di sospetto, la notte non dorme più, Anna, che ama suo figlio più della sua stessa vita, vuole controllare tutto, se potesse non lo manderebbe neanche a scuola per paura che qualcuno possa fargli del male. La continua presenza degli assistenti sociali, che di fronte alle sue insicurezze e ai suoi timori invece di rassicurarla le vanno contro minacciando la possibilità di toglierle il bambino, non facilitano le cose così le sue angosce e le sue paure man mano crescono e diventano ossessione. Un giorno acquista un babycall per controllare anche di notte il bambino quando dorme, l’occasione le fa conoscere Helge, un timido commesso profondamente solo, proprio come lei, che vive il dramma della madre che sta morendo. In tutta la storia Helge sarà il suo unico e solo amico. Ma dopo l’acquisto del baycall Anna incomincia a sentire strane interferenze, così l’angoscia e l’ossessione crescono sempre più fino a non saper più distinguere la realtà dall’immaginazione, la realtà e la fantasia scaturita dalla paura si alternano tra loro tanto da confondere gli stessi protagonisti.
Un bel thriller psicologico che può tranquillamente tener testa a tanti film hollywoodiani dello stesso genere, accenna a tematiche sempre più presenti al giorno d’oggi, la solitudine del singolo individuo, l’incomprensione delle istituzioni nei confronti dei più deboli, la violenza nell’ambito familiare. Il film all’inizio ha un ritmo un po’ lento ma nel proseguire la tensione incalza sempre più, crescendo fino al sorprendente finale. Naomi Rapace dopo la trilogia di Uomini che odiano le donne, l’ho riscoperta straordinaria nel film Beyond e altrettanto in questo ruolo di madre dall’amore sconfinato verso figlio fino all’ossessione e al totale annullamento di se stessa.
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