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La notte

Regia di Michelangelo Antonioni vedi scheda film

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La recensione su La notte

di scandoniano
6 stelle

Critica alla società tecnologica e neocapitalistica emergente e (poi) alla mancanza di valori interiori. Il secondo capitolo della “trilogia dell’incomunicabilità” vince l’Orso d’oro a Berlino, ma rivisto oggi è pesante pesante pesante.

Compassato e psicologico, profondo e ricco di chiavi di lettura, “La notte” è forse il più classico dei film di Antonioni. Storicamente posto dopo “L’avventura” nella trilogia dell’incomunicabilità, marchio di fabbrica del maestro ferrarese, a differenza del citato film, qui l’incapacità di riuscire ad ottenere un dialogo riguarda la coppia di borghesi (interpretati da Jeanne Moreau e Marcello Mastroianni) che intrattengono un rapporto freddo e distaccato, in cui la costante critica dell’interiorità (o meglio della sua mancanza) è prevaricata dalla feroce invettiva contro i costumi (siamo nell’Italia del boom e non a caso tra le comparse alla festa dell’industriale ci sono notevoli personaggi di spicco della cultura e della borghesia coevi), descritti da Antonioni come fatui e finiti alla mercè di un neocapitalismo freddo e crudele, rappresentato da un’incombente tecnologia algida e quasi inutile.

Orso d’oro a Berlino, il film ad oggi, al di là di un messaggio stentoreo e storiograficamente validissimo, fa sentire il segno del tempo, risultando sul piano della fruizione decisamente poco scorrevole.

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