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Quasi amici - Intouchables

Regia di Olivier Nakache, Eric Toledano vedi scheda film

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La recensione su Quasi amici - Intouchables

di lorenzodg
6 stelle

    “Quasi amici” è il titolo italiano della commedia francese girata dalla coppia Nakache-Toledano che aveva esordito con “Primi amori, primi vizi, primi baci” (Nos jours heureux) nel 2006. Il titolo italiano è aggiustato (come spesso ci capita malamente) mentre quello originale (‘Intouchables’) fa capire le intenzioni ‘sociali’ e il richiamo all’attualità (‘intoccabili’).
    Certo sono intoccabili i problemi da risolvere, le culture che interagiscono, gli uomini che si scontrano e i modi che si incontrano. La realtà francese è subordinata a tono di commedy facile da assorbire e per niente inclinata a stupori politici, ma certo il gusto di assaporare una sana risata senza intermediazioni e con un po’ di sano humor ‘rompighiaccio’ convenzionale finché si vuole ma almeno libera e schematica.  Abbonda più volte il ‘pilota-automatico’ ma il vezzo di far saltare la pariglia e di rompere le corde (palline) di chi è sdraiato sguaiatamente.
    Driss (Omar Sy) oramai attore feticcio dei registi (nel senso che rompe le uova del paniere a suo piacimento) cerca disperatamente di andare avanti tra sussidi (di disoccupazione) e ore (di pausa carceria). Mentre tutto gira come dovrebbe il lavoro che non cerca (con insistenza) gli si fa avanti come lui non vorrebbe. E così si ritrova a fare il badante del miliardario paraplegico Philippe (Francois Cluzet) e con sfacciataggine poco diplomatica combina e dice cose poco usuali per un ambiente borghese-chic. Il linguaggio scorretto e l gesti inopportuni portano Driss ad avere un certo feeling con l’uomo sulla sedia a rotelle: un contraltare il suo mondo rispetto alla sua vita, sia ora (fermo in tutto) che prima (quando l’incidente non ferma i suoi muscoli). Linguaggio colorito, spudorato, incazzoso, irriverente e convincente: Driss rappresenta nella pellicola ciò che si favoleggia per non parlare dei problemi e vederli con ottica ridente. Certo è, che dire di alcune provocazioni-sarcastiche come “…stia comodo…”, “..su due piedi”, “ ,,,ma…riesce ancora..”, “come fa a godere”, ..”…balliamo…”, “ anche senza lingua..”, “..non scommetto mai…” . “  mi sento pettinato ai piedi..”…con parolaio comune che addobba ogni scontro-incontro tra il derelitto scansafatiche (che non si dimostrerà tale) di colore e il riccone in bragheditela che si liscia il viso non da solo.
    Una sera spensierata di fronte al grande schermo per ridere di gusto senza tanti problemi tralasciando il reale problema: tutto diventa divertente anche fare la doccia, la barba, uscire con l’auto, le facce delle donne di casa, i luoghi di Parigi e il ragazzo della rampolla di casa che porta le pastine ogni mattina. Che smidollati modi usa questo Driss in una Francia invasa (e intasata) di problemi razziali dove dimenticare un handicappato (non può dare segno di rivolta vera). D’altronde il film usa metodi spiccioli per scherzare su quello che non è possibile (plausibile in una irrealtà da sognare) mentre il giro attorno dimentica l’uomo che non c’è. La ricchezza seduta e la povertà in piedi fanno giri virtuosamente scurrili e il gioco complementare è certamente intelligente ma di presa elementare e conquista d’acchito lo spettatore che inciampa nelle parole e nei sorrisi (alla camera…) di Driss. Il richiamo al gioco comico di antica memoria è evidente: lasciarsi andare e vedere come si reagisce…senza modi educati e con un…’caz…’ che s’intromette nel linguaggio trucido. Che rida ognuno come vuole ma questo film, nei luoghi comuni (evidenti) e nel cliché (di genere) ridesta la voglia di distrarsi con vili neuroni.
    Un film che distrae e che chiosa il sociale con poche risposte. Il finale adombra schemi alla Ferreri e il lungomare diventa scatola aperta di sogno e di fantasia per tutti. E solo un incontro può salvare la nostra vita (per puro caso). Casomai scrivendo poesie per cercare una (im)possibile anima gemella mentre Driss ricompone il gioco con un finalino degno di altra cinematografia.
    Driss uomo della salvezza con modi scriteriati e originali, Philippe uomo della difficoltà fisica no danno il vero resoconto di una società odierna contrapposta di ‘intoccabili’ (nel senso lasciamoli così e non ci interessano) ma almeno fanno venire in superficie il ‘francesismo’ obsoleto di caricature  ad ogni costo (come in una sana commedia).
    L’interpretazione scanzonata di Omar Sy (Driss) dà al fil la verve giusta (nei limiti avveduti di una scrittura misurata per colpire e fare centro facilmente).
Voto: 6½

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