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Notorious - L'amante perduta

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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La recensione su Notorious - L'amante perduta

di Antisistema
10 stelle

Notorious - L' amante perduta di Alfred Hitchock (1946), è sicuramente uno di quei film la cui seconda visione è stata propizia per il sottoscritto visto che ha aiutato a far ordine nelle idee e a rivalutarlo per il capolavoro che giustamente è. Francois Truffault all'epocalo definì come il miglior film in bianco e nero del regista, nonchè laquintessenza di Alfred Hitchock; seppur non concordo con molte conclusioni dei Cahiers du cinema, in questo caso tocca dar pienamente ragione al critico. Notorious a distanza di decenni risulta essere un capolavoro in tutto e per tutto, dove il regista fonde due generi; melodramma e spionaggio, riuscendo a bilanciare perfettamente i due elementi grazie a due accorgimenti::

- Una forte ironia acida, cinica e pungente.
- L'attenzione al "particolare".

La prima componente aiuta a non scadere mai nel patetismo sentimentale e c'è da dire che la durezza irriverente diel funzionario del governo degli Stati Uniti, Devlin (un Cary Grant molto "duro"); eternamente dilaniato tra il senso del dovere verso il suo lavoro e i sentimenti che gestice a fatica verso Elena (Ingrid Bergman), una donna figlia di un nazista incarcerato che accetta la missione proposta da Devlin per sventare in Brasile un complotto filo-nazista. La forte acredine di Devlin nei confronti di Elena, aiuta parecchio nella riuscita della pellicola, che se poggiante solo sul personaggio della Bergman (che sin da subito è innamorata di Devlin), avrebbe trascinato il film nella melassa. Ingrid Bergman (la dolce stella del nord; attrice di enorme talento che un giorno quando stilerò una playlist di una TOP 15 delle attrici preferite, lei avrà il posto tra costoro senz'altro), risulta perfettamente a suo agio nel ritrarre un personaggio eternamente in sospeso tra due uomini; Devlin e Alexander Sebastian (Claude Rains), capo dell'organizzazione nazista in Brasile e ex-cortegiatore respinto in passato dalla donna. Elena ama il personaggio di Grant, ma ragioni lavorative antepongono il collettivo all'individuale; mentre è costretta a fingere con Alexander amandolo per finta. In sostanza, ne esce fuori il più classico dei triangoli sentimentali ritratto con un soffuso erotismo palpabile sottopelle, immerso in un contesto di suspance ed intrigo, che tiene continuamente sulla corda lo spettatore. 
Per quanto conerne il secondo elemento, l'attenzione al "particolare", basta vedere la maestria tecnica del regista nella sequenza della festa... chi sono i protagonisti? La Bergman? No, alle bottiglie che si stanno esaurendo nella scorta (come lungimirantemente fece notare Goddard; anche se io stavo in apprensione pure per Ingrid Bergman... un pensiero ad una bella attrice come lei ci sta sempre, poi se Goddard è sessualmente amorfo... fatti suoi) e soprattutto alla chiave messa costantemente in primo piano dalla mdp, ed enfatizzata anche dal montaggio quando la Bergman cerca di nasconderla in tutti i modi e successivamente dal movimento discedente della macchina da presa che si focalizza sulla mano dell'attrice che nasconde la chiave della cantina. 

 

Più che su Devlin e Elena, è importante focalizzarsi su Alexander Sebastian, il quale pur essendo il villain dell'opera, in realtà risulta essere la vera vittima; infatti egli è completamente soggiogato dalla madre (che ha un completo controllo sul figlio, che non riesce ad emanciparsi da ella) ed è ingannato tutto il tempo da Elena, la quale lo sta imbrogliando con i suoi finti sentimenti verso di lui, solo allo scopo di carpire numerose informazioni sulla sua organizzazione. Il finale purtroppo per Sebastian, gli riserva un destino spietato e glaciale con quell'inquadratura della porta della villa, che in realtà sà di patibolo. 
Mi secca ammetterlo, ma Goddard e Truffault una volta tanto ci avevano visto giusto nel recensire il film... anche se 1/3 di questa recensione che ho fatto, vale ben poco a mio parere, visto che metà delle cose le ho scoperte dopo la prima visione leggendo qualcosa in rete o qualche libro... se uno non ci arriva da solo nell'analisi secondo me è come se barasse, ma questa è un'opinione personale.

Vabbè comunque cosa più importante per i fanboy di Hitchcock, è che ora anche Antisistema, non solo è pro-Notorius (anche se la preferenza verso i film in bianco e nero del regista và verso Rebecca - La prima moglie, che però è un capolavoro da "9" e quindi 4.5 stelline, per via di difetti e buchi di sceneggiatura), ma in generale ha una visione molto più favorevole a tale regista. Qualcuno ha scritto su questi lidi, che ha trovato il film invecchiato male se non datato; in parte si potrebbe concordare sull'essere forse invecchiato (ma non sul datato), ma se vediamo i meriti tecnici (comparati anche con le regie dell'epoca) noterete quanto in realtà sia avanti e sopratutto quante pellicole debbano riconoscenza a questo film; un esempio su tutti, quante volte in un film di spionaggio o in un thriller, avete visto una sequenza all'ippodromo con dinamiche più o meno simili a quella presente in questo film? Direi decine e decine; comunque sia, tale pellicola anche se vecchia di oltre 70 anni, è riuscita a darmi piacere soggettivo nel visionarla, il che non è poco. 

Io consiglio di vederlo, perchè comunque sia, Hitchock nei suoi film inserisce sempre 3-4 guizi tecnici che fanno si che dei suoi film ci si ricordi anche a distanza di tempo (i miei guizi preferiti nel film sono la soggettiva di Ingrid Bergman con il mal di testa quando vede Cary Grant e l'allucinazione sempre della Bergman, quando beve il caffè avvelenato e vede le figure di Sebastian e sua madre fuori fuoco, per poi divenire due ombre che si fondono). 

 

 

Ingrid Bergman, Cary Grant, Claude Rains

Notorious - L'amante perduta (1946): Ingrid Bergman, Cary Grant, Claude Rains

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