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Doppio gioco

Regia di James Marsh vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Doppio gioco

di ethan
7 stelle

Belfast - 1973, la piccola Colette McVeigh appartiene ad una famiglia di militanti dell'IRA, il cui fratellino rimane vittima (fuori campo) di una sparatoria. L'azione si sposta a Londra, nel 1993 e Colette (Andrea Riseborough), ormai cresciuta, accetta controvoglia di prendere parte attiva di un attentato nella Metropolitana ma, causa la sua indecisione, viene scoperta, arrestata e praticamente obbligata a fare da infiltrata nell'organizzazione dall'agente dell'MI5 Mac (Clive Owen). Da questo momento inizia per lei una nuova vita, nella quale dovrà guardarsi le spalle anche dai suoi stessi fratelli e madre.

L'importanza e la peculiarità di 'Doppio gioco' (ma l'originale 'Shadow Dancer' è più pertinente alla storia narrata) stanno nella mancanza di manicheismo dell'operazione tutta, che poteva dar adito ad un'idealizzazione, da un lato, dei membri dell'IRA oppure, al contrario, dei servizi segreti inglesi che combattono contro i 'cattivi', un po' come nei film della saga di James Bond: James Marsh invece opta per una messa in scena il più realistica e volutamente dimessa della vicenda, che sta a metà tra la spy story ed il thriller a sfondo politico, con nell'incipit, come detto precedentemente, un omicidio di un familiare, tra i più deboli, dell'IRA, del quale si vedono solo i tragici risultati finali, poi un mancato attentato, uno vero ma filmato nella maniera meno sensazionalistica possibile poi un altro omicidio, saltato per ellissi ed infine un colpo di scena, senza nemmeno il tempo di pensarci che il film termina.

Ciò che più preme mostrare a James Marsh sono le dinamiche interne ad entrambe le organizzazioni - IRA e MI5 - in cui - in tutte e due - la realtà è fatta di menzogne e mezze verità, sotterfugi e tradimenti e ogni personaggio combatte per il suo tornaconto personale, in termini di gloria o di carriera, invece che per la causa comune.

Altro punto a favore del film sta nell'avere come figura centrale il non banale ritratto femminile di Colette, militante suo malgrado costretta a fare delle vere e proprie scelte di vita, ottimamente resa dal volto impenetrabile e dagli occhi liquidi della rivelazione Andrea Riseborough, mentre la pellicola, a suo svantaggio, sconta il fatto di trattare un argomento sviscerato già in tanti e tanti altri film da apparire si riuscito ma non fondamentale nell'economia di tale sottogenere. 

Voto: 7 (v.o.s.).

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