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7 psicopatici

Regia di Martin McDonagh vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su 7 psicopatici

di Carlo Ceruti
10 stelle

"7 psicopatici" 7 come i peccati capitali, che tormentano (o nella realtà o nella finzione) uno sceneggiatore irlandese alcolizzato voglioso di scrivere una sceneggiatura per lui nuova, senza sparatorie ma che sia un inno alla vita. Sceneggiatura intitolata appunto "7 psicopatici".
Uno dei sette è un suo amico che uccide membri della malavita e che rapisce cani assieme ad un altro pazzoide con la gola tagliata (un altro dei sette). Un giorno i due rapiscono il cane allo psicopatico sbagliato e per loro è l'inizio dei guai.
Sembrerebbe la solita storia di gangster, inseguimenti e sangue, ma con mia grande sorpresa mi sono accorto che non è così. Sono rimasto davvero di sasso di fronte alla capacità dello (per me sconosciuto) McDonagh di stupire in continuazione lo spettatore, di cambiare strada quando meno se lo aspetta, di riuscire a gestire abilmente tanti bravissimi attori insieme e di fornire ad ognuno un ineccepibile profilo psicologico (uno più intrigante dell'altro), di dare un senso a tutto ciò che sembrerebbe un "insulsa spettacolarizzazione" e di mandare un messaggio chiaro e sensato, che dà spessore alla pellicola.
Eppure "7 psicopatici" non assomiglia ad un esercizio di autocompiacimento, né tantomeno ad una "masturbazione artistica". Sembra qualcosa di stupefacente, d'interessante, d'intelligente e d'imperdibile.
Geniale è l'uso della violenza che fa McDonagh. Egli non la usa tanto per divertire il ragazzotto che va al cinema per godersi qualche fiotto di sangue. Assolutamente no! La violenza qui ha lo scopo di ridicolizzare sé stessa e di mostrarci quanto essa possa essere nefasta e temibile per l'intera specie umana. Il regista cita tutti i tipi di violenza da quella intelligente ed originale di Tarantino a quella volgare e popolana dei vari Stallone ed ogni volta usa una diversa lente d'ingrandimento per mostrarcela e farci arrivare il suo messaggio. Talvolta la ridicolizza in modo parodistico, altre volte la esagera per creare il voltastomaco.
Anche l'uso dell'umorismo è originale. Non è un umorismo nato per divertire, ma per ridicolizzare, per far riflettere, nonostante gli accenni assolutamente surreali.
Viene perciò usata un'attenta e dosata commistione di generi (commedia, dramma ed azione soprattutto) con lo scopo di sancire un messaggio preciso e nessuno di questi viene usato a sproposito e tutto appare così tremendamente studiato anche nei minimi dettagli.
Raramente ho visto un lavoro così difficile da parte di un regista così giovane, solo al secondo lungometraggio.
Ed il finale in un deserto assolato ed immenso (il luogo ideale per una sparatoria) prende inaspettatamente tutta un'altra piega. Una piega che non è esente dalla violenza, ma che spiega quest'ultima e ce la mostra nel suo vero lato.
Il regista sceglie appositamente un tema patinato per scioccare lo spettatore. Utilizza una storia piccola per poi renderla grande. Questo è il suo vero colpo di genio.
Ma qual'è alla fine il messaggio del film? Se ne possono leggere molteplici. Io ci vedo una forte repulsione contro ogni forma di violenza. Difatti non tutti gli psicopatici del film sono cattivi, anzi la maggior parte di loro resta assolutamente simpatica. Ma costoro diventano tali solo per reagire ad un mondo più pazzo di quanto loro lo possano mai diventare. Si tramutano in assassini spietati sempre per fini nobili: chi per punire dei serial killer, altri per uccidere malavitosi e mafiosi. Non c'è un personaggio negativo in assoluto. Persino il gangster, che è quello più negativo, si mette ad uccidere decine di persone solo per recuperare il suo amato cagnolino.
Ed un altro di essi (che compare poco ma resta molto impresso) è un tale che va in giro con un coniglio e che rivuole la sua fidanzata, si definisce psicopatico solo perché lo scopo della sua vita è uccidere assassini seriali.
Si prova quasi compassione per loro, pietà, mai risentimento, anzi quasi ammirazione.
Il regista/sceneggiatore però prende le distanze dalle loro motivazioni, condannando ogni forma di violenza perché come diceva Gandhi: "Occhio per occhio... e il mondo diventa cieco". Questo è il messaggio che ho colto. Se si reagisce con la violenza alla violenza, alla fine si entrerà in un circolo vizioso senza termine e l'umanità non potrà mai migliorare.
"7 psicopatici" è anche un buon esempio di metacinema. Perché fa un efficace uso di sequenze oniriche e "film nel film" senza mai risultare presuntuoso o eccessivo. C'è sempre uno scopo in tutto ciò che fa.
E gli attori? Aiutati da una sceneggiatura di ferro e da un profilo psicologico ineccepibile sono uno migliore dell'altro e non possono non suscitare fascino in chi li guarda. Christopher Walken (un anziano rubacani con la gola tagliata e la moglie malata) è misurato ed intenso. Sam Rockwell (rubacani, assassino di malavitosi, estroverso, violento ma fedele a valori importanti come l'amicizia) è il più simpatico. Colin Farrell (scrittore alcolizzato pacifista ed alter ego dell'autore del film) è misurato ed incisivo. Woody Harrelson (gangster dalle spalle larghe che rivuole il cagnolino e fa fuori decine di persone) suscita quasi tenerezza.
"7 psicopatici" è un film che farà breccia. Perché probabilmente colpirà sia lo spettatore voglioso di azione, sia quello voglioso di un discorso serio. Il primo apprezzerà tanta originalità nella storia e nei personaggi e, in un modo o nell'altro, le sequenze travolgenti non gli mancheranno mai e troverà francamente difficile staccare gli occhi dallo schermo e farsi cogliere dalla noia. Il secondo si darà un bel da fare per cercare il discorso che il regista cela dietro ogni scena.
Tra le numerosissime sequenze memorabili, cito il toccante finale (?) con lo psicopatico vietnamita (un tizio che va in giro vestito da prete e che vuole vendicare la sua famiglia uccisa dai soldati americani durante la "sporca guerra"). Che è quello dei sette che compare meno ma è il più importante forse.
Imperdibile.
Nota finale: il regista/sceneggiatore e lo sceneggiatore protagonista si chiamano entrambi Martin. Significherà qualcosa?
Tabellino dei punteggi di Film Tv humor:1 ritmo:3 impegno:3 tensione:3

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