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Padroni di casa

Regia di Edoardo Gabbriellini vedi scheda film

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La recensione su Padroni di casa

di mm40
6 stelle

Il leghismo sbarca in Emilia: Padroni di casa sembra un film di Mazzacurati sul Veneto provinciale e violento, ritroso dinanzi alla novità e agli estranei, ma è ambientato leggermente più a sud, in una terra generalmente rappresentata come bonaria, festosa, amichevole. E invece la tremenda verità è che il film di Gabbriellini, più noto come attore (Ovosodo, 1997) e già regista di B.B. e il cormorano, passato quasi inosservato nel 2003, coglie pienamente nel segno e racconta una storia più che plausibile. La mentalità chiusa del 'borgo' del centro-nord è la stessa della commedia, dei fellinismi, di quella serie di stereotipi rappresentati con gusto e/o sarcasmo lungo decine di film e decenni di cinema italiano; ma nessuno, prima di questa sceneggiatura di Gabbriellini, Valerio Mastandrea, Francesco Cenni e Michele Pellegrini, aveva ancora osato convertire la semplicità paesana di queste terre in gretta e furiosa ignoranza, nessuno (a parte il citato Mazzacurati, pur con altre ambientazioni) aveva finora descritto tanto impietosamente l'inciviltà - sostanzialmente - di una nazione corrotta, inebetita e impaurita fino al midollo, fino alle sue radici popolane. I 'padroni di casa' del film sono gli stessi 'padroni a casa nostra' dei belluini slogan politici che tappezzano le nostre città da tanti anni; partendo da queste basi, non sorprende che la pellicola finisca per trasformarsi in tragedia: lo si intuisce fin dall'esordio, da quando in paese arrivano i due estranei e immediatamente vengono trattati con diffidenza e distacco. Stranieri a casa nostra: benvenuti nell'Italia del 2012. La nota di merito al regista è necessaria, sia per meriti personali che per avere licenziato un lavoro così compiuto, ben assestato e coinvolgente senza bisogno di premere eccessivamente su Mastandrea ed Elio Germano, due dei migliori attori della loro generazione e qui affiancati a un'accoppiata di interpreti al contrario discutibili come Gianni Morandi (che però si riscatta quando canta) e Valeria Bruni Tedeschi (che però viene tenuta per esigenze di copione silenziosamente legata a una sedia, limitandone i danni). Deludente l'esito in termini di premi, ma pazienza: arriverà solo un Nastro d'argento per la canzone originale giustamente cantata da Morandi e scritta da un altro cantautore emiliano, Cesare Cremonini; da apprezzare anche la colonna sonora di Stefano Pilia e Gabriele Roberto. 7/10.

Sulla trama

Due muratori romani arrivano nella provincia emiliana; devono eseguire un lavoro a casa di un noto cantante ritiratosi dalle scene dieci anni fa. La piccola comunità del paesino prende subito in antipatia i due estranei, che d'altronde non fanno nulla per farsi accettare.

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