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Reality

Regia di Matteo Garrone vedi scheda film

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La recensione su Reality

di maurizio73
8 stelle

Fruttivendolo napoletano con moglie e 3 figli a carico nutre una passione istintiva per il mondo dello spettacolo e della televisione e nel frattempo sbarca il lunario con il suo mestiere e piccole truffe che ruotano attorno al mondo degli acquisti rateali di robot per cucina. Spinto dalla famiglia e aiutato da un suo conterraneo che ha vinto un famoso reality, partecipa alle selezioni per il 'Grande Fratello' sviluppando progressivamente una psicosi dissociativa legata alle immaginarie aspettative sulla sua partecipazione al programma fino a perdere il lavoro e la tranquillità familiare. Quando,supportato dalla moglie e dagli amici,sembra essersi ripreso...
Puntando sul dualismo tra mondo reale e la sua fittizia rappresentazione (riproduzione) televisiva e tra la percezione obiettiva della realtà e una sua deriva psicotica e irrealistica, Matteo Garrone costruisce con una infallibile progressione geometrica la lenta ed inesorabile (impercettibile) discesa agli inferi di un uomo qualunque stritolato da un meccanismo di suggestione collettiva che sembra sublimare e condensare le teorie popperiane sul potere di suggestione e coercizione del mezzo televisivo e sulla sua inesorabile pervasività. Grazie al meccanismo di precisione meccanica di una studiata sceneggiatura e alla naturale elaborazione di uno stile di realismo 'in presa diretta' (camera mobilissima, veloci stacchi in primo piano, lunghe carrellate orizzontali) l'occhio del regista sembra mostrare gli effetti (insinuandone nel contempo il sospetto) di una edulcorazione della realtà prodotta dal potere di deformazione del mezzo di registrazione (cinematografico, televisivo, letterario) trasformando i personaggi da soggetti attivi e consapevoli del loro destino agli oggetti passivi di un arcano e imponderabile disegno demiurgico; un piccolo laboratorio sociologico di una delle possibili derive di questo imperio mediatico (quello del regista? quello della televisione? quello dello scrittore?) fino al sospetto insinuante di una ineludibile manipolazione della realtà (ricordate il miraggio del 'cinema verità' degli anni '60?). Costruito come un piccolo apologo sul mondo artificioso della televisione e attraversato dalla ipnotica melodia di una fiabesca colonna sonora (che introduce con il lungo piano sequenza iniziale la megalomane e pacchiana ricostruzione di un matrimonio da fiaba) è un film di amara ironia che non sembra avere sbavature o attimi di cedimento nel portare alle estreme conseguenze il suo discorso sociale, non mancando tuttavia di manifestare apertamente i propri intendimenti teorici attraverso una sarcastico riferimento alla irrilevante influenza di suggestione del potere religioso ai tempi 'dell'altare catodico' (il discorso del prete, gli effetti involontari di un indotto solidarismo umano, il pretesto della via crucis nella fuga finale del protagonista verso un paradiso artificiale). Folgorante il finale dove il protagonista si aggira come un fantasma mediatico tra gli indaffarati ospiti della 'casa': delirio dissociativo o realtà? Attori non professionisti diretti magistralmente ed uno straordinario protagonista maschile per uno dei migliori film italiani dell'ultimo ventennio. Grand Prix Speciale della Giuria a Matteo Garrone  al Festival di Cannes 2012 e un'incetta di premi nazionali.

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