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Gangster Squad

Regia di Ruben Fleischer vedi scheda film

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La recensione su Gangster Squad

di M Valdemar
4 stelle

Gangster Squad non è, banalmente, un film brutto o malfatto. Confezione accurata, interpreti di prima scelta, storia sempre intrigante, atmosfere anni quaranta glamour: gli elementi per creare un qualcosa di importante ci sono tutti, è innegabile.
Ma la così gravida opera partorisce un prodotto a largo e rapido consumo, che non lascia alcuna significativa traccia di sé.
La cifra stilistica adottata (volontà? presunzione? svogliatezza? incapacità?) è quella della medietà più assoluta, esposta attraverso un’incredibile serie di meccanismi, snodi, personaggi, ad altissimo tasso di prevedibilità e sempre derivativa, nell’accezione più negativa del termine.
Mai un guizzo (di regia, nell’evoluzione della storia e dei suoi protagonisti), mai uno scorcio di lirismo, mai un po’ di sana sporcizia morale, nessun duro attacco frontale: la piattezza domina, ed il solo scopo sembra essere quello di raggiungere un certo standard qualitativo. Ebbene, standard (il “compitino”) raggiunto. E non è nulla di cui andar fieri.
Mancando totalmente (si vedano gli interrogativi di cui sopra) di uno stile personale, ma soprattutto di coraggio, di uno sviluppo narrativo e di una messa in scena che non siano del tutto stereotipati, e disattesa ogni speranza di conferire alla vicenda un respiro pieno, epico, vigoroso, la pellicola di Ruben Fleischer (che aveva così ben impressionato al suo esordio con l’arguto e spassoso Benvenuti a Zombieland), affoga nella convenzionalità più de­leteria e nell’anonimato.
E trascina con sé il consistente ammassamento di stelle, tutte - chi più chi meno - fagocitate da personaggi(ni) senz’anima e identità proprie. Paiono marionette consapevoli (e perciò fasulle) di un gioco (copione) troppo risaputo per essere vero. E senza nessun sentimento (da dietro la macchina da presa) che li smuova da pose immobili (malgrado gli ammiccamenti) e da passi meccanici e sempre intuibili con comodo anticipo. Uno spreco assurdo, insensato, imperdonabile.
Sean Penn, dal volto tumefatto e truccato, inespressivo, recita sopra le righe e si diverte (almeno lui), ma risulta irritante; Josh Brolin s’impegna ed è quello che ne esce fuori meglio; Emma Stone con un ruolo da rossa dark lady avrebbe potuto fare sfracelli invece annoia ed è scialba; Ryan Gosling viaggia col pilota automatico ma senza meta e guida e così finisce per ripetersi; Nick Nolte pare che abbia l’unica (misera ) funzione di santino protettore. Altre facce note tra i comprimari (tra i quali Giovanni Ribisi, per una volta non psicopatico; Robert Patrick; Michael Peña) non incidono.
Gli accostamenti fatti a Gangster Squad (Brian DePalma in primis) in sede di concepimento e presentazione, a visione avvenuta si rivelano del tutto fuori luogo ed inappropriati.
Ci vuole ben altro per fare un film “grande” e memorabile.
Questo è semplicemente irrilevante.

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