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Breve film sull'amore o Non desiderare la donna d'altri

Regia di Krzysztof Kieslowski vedi scheda film

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La recensione su Breve film sull'amore o Non desiderare la donna d'altri

di steno79
9 stelle

Preferisco il film nella versione cinematografica di circa 85 minuti, il cui titolo originale andrebbe tradotto come "Breve film sull'amore", piuttosto che in quella corta che risulta come sesto episodio del Decalogo di Kieslowski. La versione lunga è più completa, può contare su certe scene a mio parere essenziali che sono state tagliate nell'altra, rendendola di conseguenza meno intensa (anche se Morandini e Mereghetti preferiscono proprio l'episodio televisivo, dicendo che "la potatura gli ha giovato"). Comunque, al di là di questa precisazione, resta davvero uno dei film d'amore più intensi e laceranti degli ultimi decenni, un percorso doloroso di un giovane polacco che si innamora di una bella dirimpettaia e la spia ossessivamente col cannocchiale, finchè il loro incontro porterà conseguenze inaspettate. Girato con grande maestria tecnica da Kieslowski e un ovvio riferimento all'Hitchcock della "Finestra sul cortile", è un film che ci parla di solitudine, malessere esistenziale, attrazione fisica e idealizzazione amorosa in maniera lucida, penetrante, con una trama molto semplice ma dai contenuti universali, assolutamente condivisibile da qualsiasi tipo di pubblico e con implicazioni di notevole spessore e profondità speculativa. Ancor più che in altri episodi del Decalogo, Kieslowski fa riflettere lo spettatore sulla limitatezza della condizione umana e innesca una tensione metafisica e spirituale pur mantenendo un punto di vista rigorosamente laico: il film si carica di una poesia dolorosa e lo spettatore prova una rara empatia col personaggio di Tomek, un timido sognatore quasi dostoevskjano che rimarrà bruciato dal contatto con la realtà dell'Amore carnale, difficile da padroneggiare secondo schemi razionali. Gran parte della riuscita dell'opera va ai due protagonisti, l'affascinante Grazyna Szapolowska e il giovanissimo Olaf Lubaszenko (che in seguito tenterà la strada della regia), splendidamente diretti da un Kieslowski in stato di grazia e tagliati su misura per i rispettivi ruoli (la Szapolowska vi porta una sensualità fisica non indifferente). Il finale della versione cinematografica è più allusivo e lascia la vicenda "in sospeso", ma personalmente l'ho apprezzato di più rispetto alla brusca conclusione della versione televisiva, elogiato invece dai dizionaristi citati più sopra.

voto 9/10

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