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Le belve

Regia di Oliver Stone vedi scheda film

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La recensione su Le belve

di champagne1
5 stelle

Lo vedi che non rido e non piango? Io ho il botulino nel cuore.

Una improbabile coppia di amici, Ben, pacifista e bi-laureato in marketing e botanica, e Chon, risoluto ed esperto con le armi da fuoco dopo l'addestramento da marine in Afghanistan, sfruttano i purissimi semi di cannabis trafugati da Chon durante le sue missioni di guerra e cominciano a coltivarli e a smerciarli, protetti da un agente della Dea corrotto. Gli affari vanno a gonfie vele e la vita a Laguna Beach insieme con Ophelia, la ragazza con cui vivono un ménage a trois, sembra un paradiso. Proprio quando hanno deciso di chiudere quella lucrosa esistenza, si fa vivo il cartello messicano della droga che vuole costringerli a lavorare per loro ...

 

 

Il titolo è una di quelle perle delle traduzioni italiche: laddove l'originale "Sauvages" richiamerebbe l'idea di una vita senza regole, calibrata sui bisogni naturali e senza sovrapposizioni etiche, nella traduzione in "Le Belve" si vuole probabilmente sottolineare l'aspetto violento insito in chi vive ai margini della legalità. Non è cosa da poco perché Stone gira un film "amoralistico", che non prende posizione, anche se la narrazione si svolge dal punto di vista di Ophelia.

Tratto dall'opera omonima di Winslow, che sembra già quasi una sceneggiatura, Oliver Stone la riadatta dando più spazio a personaggi secondari e intridendola di un misto fra ironia e romanticismo, in particolare nei personaggi di Elena (Selam Hayek) e Dennis (John Travolta), sfruttando inoltre le sue proprie capacità di realizzare film dal sapore psichedeico per quella continua alternanza/sovrapposizione di immagini e suoni che accelerano o rallentano il ritmo in base ai bisogni narrativi.

 

 

Ma c'è qualcosa che non funziona: gli attori più giovani perdono alla grande il confronto con quelli più esperti e tratteggiano personaggi poco credibili; l'aspetto politico a cui Stone ci ha abituato negli anni qui è più timido e inconsistente; la scelta di trasformare la storia in una sorta di black comedy (vedi per tutti il grande capo del cartello, Elena, che alla fine sembra più simile a una casalinga disperata) non è del tutto condivisibile.

Il film però va visto anche solo per la splendida performance di Benicio Del Toro, il killer sessuomane e che fotografa tutte le sue vittime, che interpreta il suo personaggio con irresistibile istrionismo.

 

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