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Non c'è pace tra gli ulivi

Regia di Giuseppe De Santis vedi scheda film

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La recensione su Non c'è pace tra gli ulivi

di ethan
8 stelle

In Ciociaria, al termine della seconda guerra mondiale, Francesco (Raf Vallone) fa ritorno alla terra natìa ma le sue pecore sono state trafugate dal losco Agostino (Folco Lulli) e, a lui e alla sua famiglia, composta dai genitori e la giovane sorella Maria Grazia (Maria Grazia Francia), non rimane che un animale; non solo la situazione lavorativa è quindi molto precaria ma il turpe individuo ha adocchiato anche la sua ragazza, la bellissima Lucia (Lucia Bosè), che ora è promessa sposa al rivale: la situazione precipiterà ben presto!

Dopo la campagna emiliana di 'Caccia tragica' e le risaie del vercellese del celeberrimo 'Riso amaro', Giuseppe De Santis si sposta nella terra che gli ha dato i natali e dirige da par suo un altro caposaldo della sua filmografia: 'Non c'è pace tra gli ulivi' - ambientato in quella zona dai confini non precisamente distinti che si trova a sud di Roma - è un efficace mix tra neorealismo, western e mélo.

Del movimento sorto in concomitanza con la fine del secondo conflitto mondiale ha l'ambientazione totalmente in esterni, l'uso di attori non professionisti in figure secondarie e la parlata frammista tra italiano e dialetto locale; del genere americano per eccellenza alcuni elementi come gli scontri tra i due antagonisti, mediante l'uso dell'arma per antonomasia, cioè il fucile e la rappresentazione dei pastori che aiutano il 'buono' dell'aspra contesa facendo muovere le loro greggi creando un diversivo, i quali rimandano chiaramente ai cowboys o vaccari, che disperdevano i cavalli, creando dei polveroni nelle praterie per confondere gli avversari di turno; infine del melodramma possiede i personaggi fortemente caratterizzati a livello emozionale, spinti più da bisogni, necessità e istinti primordiali, come la terra, la proprietà di un bene e una donna, che da un ragionamento o comportamento razionale.

'Non c'è pace tra gli ulivi', che vede le prestigiose collaborazioni in fase di scrittura, tra gli altri, di Carlo Lizzani e Gianni Puccini (da cui, viste le loro carriere, si pensa provengano le istanze più politiche della pellicola) si avvale di tre interpreti principali (il trio Vallone-Bosè-Lulli) dai quali, grazie ad una direzione particolarissima, con primi piani dei suddetti attori che paiono guardare, come in una sorta di ipnosi, al di là dello schermo con uno sguardo sbarrato, De Santis ha saputo trarre il meglio e possiede una ricchezza di inquadrature e una mobilità della mdp che ne fanno un'opera barocca e moderna al contempo, che non risente affatto del passare degli anni!

Una pietra miliare del nostro cinema.

Voto: 8.

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