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Weekend

Regia di Andrew Haigh vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Weekend

di laulilla
8 stelle

 

Opera prima di Andrew Haigh, questo film uscì nelle sale europee fra il 2011 e il 2012. Finalmente è arrivato anche da noi, che non l’avremmo probabilmente mai visto senza il successo del più recente 45 Anni, diretto dallo stesso regista, che evidentemente ha acceso la curiosità anche verso questa sua prima fatica, così da spingere un coraggioso distributore ad acquistarlo per offrirlo alla visione del pubblico italiano. La versione originale in lingua inglese è l’unica presente da noi, perciò è bene che chi vuol vederlo sappia che il film non è stato doppiato, né lo sarà, della qual cosa, personalmente, mi compiaccio. A spiegare il ritardo della sua apparizione nei nostri cinema probabilmente è il soggetto, ritenuto  un po’ troppo osé per noi, che sembriamo, agli occhi di chi fa queste scelte, eterni minorenni bisognosi di protezione. Credo che sappiamo proteggerci da soli!

 

Ambientato a Nottingham (Regno Unito), questo film ci racconta la storia d’amore di due ragazzi, dal suo nascere al suo concludersi dolce e disperato nel breve tempo di un weekend. Si chiamano Russell (Tom Cullen) e Glen (Chris New) i due giovani che si incontrano per caso la notte del venerdì, in un locale gay: una serata in cui per vincere la noia si fuma, si beve e ci si droga. Passeranno la notte a casa di Russell, il più introverso di loro due, quello che vive la propria omosessualità con maggiore tormento: un lavoro da bagnino nella grande piscina della città, molta solitudine, qualche amico d’infanzia che si è fatto la propria famiglia, ma che continua a vedere. Nessun coming-out, però: forse tutti sanno, forse suppongono, forse fingono o forse semplicemente si fanno gli affari loro.

Glen è diverso: ha accettato senza problemi la propria identità sessuale, non l’ha mai celata, anzi l’ha esibita orgogliosamente. E’un artista che vuole affermarsi; registra a questo scopo gli incontri con i suoi partner occasionali con l’intento di mettere insieme tutto il materiale raccolto, in vista di un progetto artistico, una sorta di mosaico che dovrebbe forse diventare una grande confessione collettiva. Anche Russell ha un diario dei propri incontri, ma non intende esibirlo: è per sé, non per altri. Eppure, da questo incontro, simile per ciascuno di loro, a tanti altri di ordinario squallore, fatto di sesso droga e solitudine, nasce a poco a poco l’amore, che si fonda, come ogni amore, sulla passione dei sensi, ma che sviluppa in loro una nuova e vera confidenza, quella dei gesti quotidiani condivisi, delle piccole attenzioni per l’altro, della tenerezza profonda: inusitata scoperta per tutti e due. Durerà poco: Glen deve partire per gli Stati Uniti, dove conta di realizzare il proprio futuro di artista: ha già il biglietto aereo in tasca, perciò il distacco diventa inevitabile. L’esperienza dell’amore, tuttavia, ha dato una nuova consapevolezza a entrambi: li ha fatti crescere, li ha trasformati profondamente, poiché può capitare, talvolta, che due soli giorni valgano un’intera vita.

 

 

 

Il regista conduce questa sua opera prima con acuta sensibilità e delicatezza psicologica, la stessa che avrebbe dimostrato anche nel suo successivo 45 anni, realizzando un film molto bello, che si può inserire nella scia di indimenticabili pellicole quali My Beautiful Laundrette (1985),  La moglie del soldato (1992) e I segreti di Brokeback Mountain, il bellissimo film di Ang Lee del 2005, che come questo racconta una drammatica storia d’amore fra maschi.

Da vedere, e, soprattutto, da meditare, in un paese come il nostro, in cui arriva con cinque anni di ritardo e in cui la Commissione Nazionale Valutazione Film della CEI così si è espressa “Sconsigliato, non utilizzabile, scabroso”. Eppure è solo una storia d’amore!

 

 

 

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