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Weekend

Regia di Andrew Haigh vedi scheda film

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La recensione su Weekend

di alan smithee
8 stelle

Una "botta e via" senza scampo si trasforma nella storia più breve forse, ma anche più importante, per due giovani trentenni incontratisi per caso in un club una sera come tante.Un fine settimana per conoscersi, per rendersi conto di non potersi tanto facilmente più rivedersi, intuendo tuttavia di rivelarsi entrambi reciprocamente necessari.

Prima di 45 anni, l’esordio nel lungometraggio da parte del promettente Andrew Haigh, si premeva di sondare le sfaccettature più intime, ma anche più naturali, di quello che è un menage o rapporto di coppia.

Certo in 45 anni al centro dell’azione trovavamo una coppia ultra-collaudata, costretta dall’ironia crudele del destino a confrontarsi con l’irruzione di una persona di fatto deceduta, ma riapparsa prepotentemente ed in grado di mettere in forse alcune certezze che il tempo aveva dato per consolidate ed acquisite.

In Weekend,  al contrario, ci si addentra tra le sfaccettature, i contatti, la fisicità, la curiosità inevitabile ed anzi palpabile di un approccio nato per caso, tra due giovani,  lungo una notte trascorsa a trastullarsi negli eccessi, tra bevute, sex and drugs  presso un locale gay. cittadino.

E’ così che il bagnino trentenne Russell incontra e rimane pian piano folgorato dal coetaneo artista sperimentale Glen: non un colpo di fulmine immediato, ma una storia di sesso che matura in qualcosa di più intimo e forte, nonostante le possibilità di coltivare la passione siano frenate dalla notizia, giunta all’improvviso come una stilettata ai fianchi, che il secondo è in procinto di trasferirsi negli U.S.A. per partecipare ad un corso lungo tutto un anno.

Un weekend a disposizione per intercettarsi, capirsi, comprendere che tra le due persone, così diverse, soprattutto caratterialmente, esiste davvero un’alchimia in grado di trasformare l’incontro in qualcosa di ben più profondo che un piacevole, disinibito ed esaltato incontro sessuale.

Andrew Haigh lavora sui corpi dei protagonisti, ma anche sulle sfaccettature espressive dei due ottimi attori Tom Cullen e Chris New, davvero perfetti e a loro agio nel rendere palpabile la graduale costruzione di un’intesa che merita ben di più di un weekend per potersi esprimere al meglio.

Haigh ha l’intelligenza ed in coraggio di non negarsi quasi nulla nella rappresentazione schietta, fisica e dunque franca di un’attrazione che esplode ma senza fragori, con una progressione ed un coinvolgimento sempre più forti, ma anche di non ostentare nella rappresentazione voyeuristica della nascita di una passione, né tantomeno nel cadere alla mercé di situazioni ricattatorie, consolatorie o melodrammatiche: tutt’altro! Il film vive, si fa forte e gratifica lo spettatore grazie anche alla naturalezza della rappresentazione di un sentimento che nasce senza esplodere, ovvero poco per volta: lo vediamo infatti crescere e manifestarsi con una naturalezza che sorprende e finisce per essere l’aspetto più riuscito, valido ed appassionante di una vicenda, altrimenti, come tante, che cita ironicamente Notting Hill, ma ne prende subito le distanze, facendo dichiarare ai due protagonisti di non aver visto mail quel film, ma di averne solo sentito parlare.

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