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Robert. Una vita felice

Regia di Aleksandr Sokurov vedi scheda film

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La recensione su Robert. Una vita felice

di marcopolo30
8 stelle

Aleksander Sokurov continua il suo doppio viaggio nella storia e nella storia dell'arte con questo breve documentario sul pittore francese Hubert Robert e sui suoi numerosi quadri ospitati presso l'Hermitage di San Pietroburgo. Molto interessante.

Aleksander Sokurov, prolifico regista Russo il cui cinema mai è stato il mio cup of tea, ha dimostrato nel corso della sua ormai ultraquarantennale carriera due interessi ben specifici: la storia, in particolar modo quella contemporanea, portata in scena in più occasioni e in particolare col celebre trittico “Moloch”, “Toro” e “Il sole”; la pittura, passione questa che ha raggiunto il suo apice con “Arca russa”, forse la più nota fra le sue opere. Pur riconoscendo al cineasta di San Pietroburgo un'invidiabile tecnica (il già citato “Arca russa” ad esempio è un unico, ininterrotto, curatissimo piano sequenza di circa due ore di durata; pochissimi sarebbero capaci di realizzarlo), il ritmo al bromuro che infonde ai suoi film ha fatto sì che io non sia mai riuscito ad appassionarmi a una sua opera. Almeno fino ad oggi. Questo suo breve (circa 30 minuti) “Robert – Una vita felice”, sorta di documentario su vita e opere del pittore francese Hubert Robert, è infatti un gioiellino nel quale il consueto fare compassato di Sokurov risulta un vantaggio, non un handycap, permettendo allo spettatore di godere appieno dei dettagli delle opere mostrate. Anzi, per una volta ho rimpianto di non disporre della versione doppiata, in quanto -non parlando io il russo- ero costretto a distogliere lo sguardo dai dettagli di cui sopra per poter leggere i sottotitoli. Certo, tutto sia detto, Sokurov non è esattamente affetto dalla logorrea di Eddie Murphy, per cui fare entrambe le cose è risultato comunque possibile. Al di la del lato puramente documentaristico, colpisce poi la scelta del soggetto: Hubert Robert non è l'ultimo degli sconosciuti, ma non è nemmeno tra i nomi 'forti' ospitati dall'Hermitage di San Pietroburgo. Ipotizzo che quello che di Robert dovette colpire Sokurov fu l'indefesso amore di questi per il mondo dell'antica Roma, o per meglio dire, per una sorta di mondo inventato e idealizzato risalente al periodo classico. E considerando che il film si apre durante una rappresentazione teatrale del secolo XX, potrebbe leggersi a mo' di matrjoska delle nostalgie: nel presente si ammira un pittore di un glorioso passato (il secolo XVIII) che a sua volta proiettava la propria arte ai tempi di un altro passato glorioso (l'antica Roma). Nel complesso, un mediometraggio di ottima fattura.

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