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Into the Abyss

Regia di Werner Herzog vedi scheda film

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La recensione su Into the Abyss

di cheftony
8 stelle

“If executions was the law, then I was gonna make sure that it was done professionally, with integrity. After Karla – and I was pro-capital punishment – after Karla Faye and after all this, until this day, 11 years later… No, sir. I don’t… Nobody has the right to take another life. I don’t care if it’s the law. And it’s so easy to change the law!”

 

Montgomery, dintorni di Conroe, Texas, 2001: due diciottenni, Michael Perry e Jason Burkett, uccidono la cinquantenne Sandra Stotler, madre di un loro amico, per rubarle una Chevrolet Camaro rossa con cui pavoneggiarsi in paese. Perry e Burkett uccidono anche il loro amico Adam Stotler e Jeremy Richardson poche ore dopo, di rientro dall’operazione di occultamento del cadavere di Sandra nel laghetto Crater Lake.

 

 

Polunsky Unit, prigione di Livingston, Texas, giugno 2010: Michael Perry è detenuto nel braccio della morte e verrà giustiziato tramite iniezione letale fra 8 giorni. Jason Burkett, invece, se l’è cavata con l’ergastolo grazie alla sentita testimonianza di suo padre, anch’egli carcerato con una condanna a quarant’anni sulla propria testa. Un lontano giorno Burkett potrà chiedere la libertà vigilata, fra 8 giorni Michael Perry morirà su una barella – quella per l’iniezione letale – situata a cinque passi dalla cella dove trascorrerà le sue ultime ore.
Werner Herzog li intervista entrambi, disinteressandosi del tutto di verdetti di innocenza e colpevolezza: al regista bavarese interessa l’aspetto umano, scavare dentro i propri interlocutori fino a trovare l’abisso e tirarne fuori quello che vi nascondiamo. L’opinione di Herzog sulla pena capitale è chiara, ma non ha intenzione, col suo background da tedesco del ‘900, di fare la morale allo Stato del Texas. “Into the abyss” non è un film sulla pena di morte, ma sulla cultura della morte che spinge un essere umano ad ucciderne altri per motivi futili o per applicare una forma di supposta giustizia. Da un lato i due giovani assassini, dall’altra lo Stato.
In nessuno dei due casi si colma il vuoto devastante che la morte ha portato di violenza nelle vite dei protagonisti di questo documentario. Lisa Stotler è l’unica superstite di una famiglia già devastata da un investimento. Stavolta il desiderio di possesso su un’auto, poi guidata giusto tre giorni prima della cattura di Perry e Burkett, le ha tolto tutto quel che le rimaneva. Quale valore ha la vita? La vita sottratta dei suoi cari, la vita in bilico dei due ragazzi assassini, la sua stessa vita.

 

locandina

Into the Abyss (2011): locandina

 

“And the prospect of someone who’s gonna be locked away for life without parole, would that satisfy you?”
“Definitely!”
“Yes, so it would be definitely an alternative, because death penalty sounds a little bit too much like Old Testament, the wrath of God!”
“An eye for an eye…”
“Jesus probably would not have been an advocate of…”
“Probably not, probably not. But some people just don’t deserve to live.”

 

Per quanto Perry appaia immediatamente come un ragazzo problematico e turbato, senz’altro meno lucido del complice Burkett, mette in risalto un aspetto curioso: definisce un’atrocità la sua prossima esecuzione, perdonando i suoi aguzzini ed evidenziando così come la pena capitale perpetui un ciclo di morte.
Herzog è magistrale nell’evitare di narrare e di esporre tesi precostituite, lasciando che sia la commistione di momenti poetici e agghiaccianti, abilmente creati attraverso le sue calibrate interviste (a persone mai incontrate prima), a costruire il filo narrante di “Into the abyss”. Un film toccante, destabilizzante e quanto mai maturo su un tema che è doveroso portare a galla, prima che ritorni – appunto – dentro l’abisso.

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