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Goon

Regia di Michael Dowse vedi scheda film

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La recensione su Goon

di supadany
4 stelle

Il sangue schizza, insieme ai denti, sul campo da hockey ghiacciato che caratterizza questa commedia che si articola tra componenti demenziali, altre raccontate in bilico con l’assurdo ed altre ancora, e sono preponderanti, motivazionali con la figura del “teppista” che scende in campo per proteggere i suoi compagni dandole di santa ragione agli avversari.

Doug Glatt (Seann William Scott) viene casualmente notato durante una rissa e chiamato a giocare a hockey su ghiaccio nonostante la sua scarsa predisposizione al pattinaggio.

Grazie alla sua tempra, ed ai suoi pugni, arriva a giocare in una squadra di buon livello, avrà un rapporto contrastato con la star della sua squadra, mentre si avvicina la sfida con Ross Rhea (Liv Schreiber), in pratica il suo mentore per il tipo di impiego sul campo, nel più classico dei passaggi di testimone.

Parte come film demenziale (la figura squinternata dell’amico di Doug, interpretato da Jay Baruchel, la presentazione della famiglia ebrea dove i figli non hanno certamente seguito le linee dei genitori che in pratica li rinnegano) per poi virare su altro, anche se mantenendo un profilo quasi mai serio fino in fondo.

Così vediamo salire in cattedra lo spirito di sacrificio, che nello sport per chi non possiede una classe cristallina rimane fattore fondamentale per trovare spazio, l’umiltà di chi si sente l’ultimo della classe ed è pronto a tutto per proteggere i suoi compagni e permettergli di esprimersi al meglio.

Spirito tipicamente americano, allungato qua e là con qualche battuta e da una storia sentimentale trattata senza enfasi e con una certa genuinità, fino a quando non arriva l’atteso duello finale.

E la conclusione è “accettata” di netto (tranciata con una certa brutalità cinematografica), poi arrivano i titoli di coda con alcune immagini di repertorio che mostrano i combattimenti sul campo ai quali la storia si ispira.

Film particolare, personalmente mi aspettavo poggiasse maggiormente sul comico (la presenza di Seann William Scott è il motivo principale che mi ha spinto a vederlo), anche perché il resto, nonostante lo spunto abbia le sue radici, non convince per continuità finendo in maniera fin troppo spedita.

Discontinuo.

Su Michael Dowse

Poteva fare di più, anche se trova qualche guizzo e probabilmente il problema principale è situato alla fonte.
Comunque soprattutto sul finale si poteva limare un pò la situazione che avrebbe migliorato il (mio) giudizio sul film.

Su Jay Baruchel

Sboccatissimo nel linguaggio, strappa qualche risata che non fa mai male.
Sguaiato.

Su Seann William Scott

Eroe vero del cinema demenziale, in questa circostanza cerca di metterci anche, se non soprattutto, qualcosa di diverso e vi riesce bene solo in parte.
Sufficiente.

Su Liev Schreiber

Presenza iconica, in libera uscita.
Passabile.

Su Alison Pill

Carina, nel sottotesto sentimentale funziona piuttosto bene con quel visino molto tenero.

Su Kim Coates

E' il mister degli "Highlander".
Onesto.

Su Eugene Levy

E' il padre di Doug, lui "padre" per antonomasia di un certo tipo di cinema (il riferimento a "American pie" non è affatto casuale) qui però con un ruolo troppo marginale e nemmeno troppo riuscito.

Su Marc-André Grondin

Nei panni di quello bravo a giocare a hockey, ma che deve ritrovare la strada maestra (e lo farà grazie a Doug).
Sufficiente.

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