Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Per il periodo in cui è uscito, è un capolavoro assoluto sia sul versante tecnico che di scrittura (i dialoghi, oggi, si definirebbero tarantiniani). Black humor, rimandi continui alla psicanalisi, omaggi sbandierati a Poe e De Quincey (saggio "L'assassinio come una delle belle arti") e poi la regia di impostazione teatrale, in cui Hitchcock trova la maniera di inserire movimenti di macchina che faranno la scuola del thriller. Il montaggio farà scuola (si veda il recente 1917 o Omicidio in Diretta) con il "trucco" del campo interamente nero per poter compiere uno stacco tra un piano sequenza e l'altro col fine di dare l'illusione di essere alle prese con un'opera teatrale dove la macchina da presa non stacca mai. Bello l'uso delle luci, in particolar modo i riflessi rosso e blu finali che simulano i lampeggianti delle volanti della polizia in avvicinamento. Che dire poi degli attori? Gigioneggiano James Stewart e John Dall, brava anche Constance Collier. Ruolo da debole e ansioso per Farley Granger, che anni dopo sarà il maggiore che insidia i mormoni in Lo Chiamavano Trinità. In un'unica parola: chapeau (e l'indizio è decisivo...).
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