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L'amore fa male

Regia di Mirca Viola vedi scheda film

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La recensione su L'amore fa male

di nickoftime
4 stelle

Siamo convinti che gli esordienti vadano incoraggiati: faremo così anche con Mirca Viola, alla quale non si può rimproverare di certo la professionalità dell'allestimento, vista la caratura del casting, attoriale ed anche tecnico, che ha coinvolto nel film. In più si può apprezzare il coraggio di una scelta, quella del mal d'amore, talmente rappresentata da rischiare l'ovvietà, e la capacità di saper dar vita ai personaggi del film, tirando fuori il meglio dalle sue star. C'è però una qualità che in un esordio non può mancare, ed è quella della personalità. Si può sbagliare per la voglia di far bene, rischiare di andare fuori tema per eccesso di entusiasmo, ma di sicuro la condizione intrinseca alla prima volta prevede la creazione di un marchio di fabbrica nel quale riconoscere il demiurgo e la sua arte.

Nel raccontare le storie incrociate di personaggi in preda alla sindrome amorosa, soprattutto nella sua valenza meno epicurea, la regista si rifugia nelle atmosfere di quel melò italiano riportato in auge da Ferzan Ozpetek. Non un male se la presenza di questi stilemi fosse reinterpretata in chiave personale. In questo caso invece succede il contrario, con la matrice originale riproposta senza alcuna variazione. Personaggi smarriti e confusi, convivenza di tradizione e rinnovamento, la condivisione del dolore come unico placebo, ancora una volta resa attraverso l'immancabile convivio di famiglie allargate, sono i topos di una lezione imparata a memoria. A farne le spese sono soprattutto i personaggi, intenti a ripetere cose viste altrove - Nicole Grimaudo seppur convincente ripete le temperature e gli sguardi di quello da lei interpretato in “Mine vaganti” – oppure ad enfatizzare una diversità, quella di Germana, il personaggio di Stefania Rocca, ribadita in ogni momento dai campi lunghi sulle mise improbabili e su una camminata resa impacciata dalla presenza di tacchi chilometrici. Un film in chiaro scuro dal quale però si può ripartire, a patto di cominciare a camminare con le proprie gambe.

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