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Neve rossa

Regia di Nicholas Ray vedi scheda film

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Neve Che Vola

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Neve rossa

di Neve Che Vola
10 stelle

La vita è dura per i poliziotti di una città grande come New York, e non tutti riescono a reggere e a mantenersi nei ranghi: è il caso di Jim Wilson (Robert Ryan) che sviluppa metodi brutali nei confronti dei fuorilegge. Dopo alcuni richiami verbali, Wilson rischia la denuncia, ed il suo capo si trova costretto ad affidargli un caso lontano dalla metropoli. Viene trasferito momentaneamente, il tempo di far calmare le acque, in una piccola località di montagna, dove è appena stata uccisa una ragazza e l'assassino si trova ancora in zona. Brent (Ward Bond), Il padre di lei è deciso a farsi giustizia da sè, ed avvisa Wilson che nessuno lo potrà fermare. Si scatena cosi' una caccia all'uomo che porta i due inseguitori fino alla casa di Mary (Ida Lupino), una ragazza che abita da sola, almeno stando a quel che dice: ma in casa si trovano le prove evidenti del fatto che qualcun altro vive con lei, del quale la giovane sembra non voler parlare, mentre la furia del padre della vittima, desideroso di vendicarsi, aumenta sempre più, fino al drammatico finale in cui il fratello disabile di Mary (l'assassino) trova la morte ed anche la compassione di Brent.
Wilson si dirige nuovamente in città, ma cambia idea, gira l'automobile e torna da Mary. 

Neve Rossa continua a sembrarmi un film di primo rango, ben girato ed interpretato, sebbene la prima parte stenti un pò ad ingranare (nonostante la musica di Bernard Hermann abbia, a mio avviso, un carattere di grande immediatezza). Tutta la prima mezz'ora del film è dedicata al ritratto della vita newyorkese, ed al delineamento del carattere del personaggio di Robert Ryan. D'altra parte, non era pensabile fare diversamente, perchè è proprio il carattere di Jim Wilson e l'effetto che i nuovi avvenimenti avranno su di lui, uno dei fattori decisivi. Anzi, quando si pensa a quanto accade nella prima mezz'ora, ci si accorge della sua importanza.

In questa località sperduta, innevata, Wilson si trova di fronte alla sua parte violenta rappresentata da Brent, e dovrà lui stesso opporsi ai suoi antichi metodi. L'incontro con Mary si rivelerà il più importante della sua vita, senza volere si trova davanti anche un'altra sua parte, rappresentata da lei: quella che la violenza gli stava facendo dimenticare.
Mary è cieca, e per la prima volta Jim Wilson entra in contatto autentico con la verità di un'altra persona. Non gli era mai accaduto prima, tutto lo schiacciava, gli distruggeva la personalità. Ma è Mary che gli pone delle domande vere, che lo riguardano nell'intimo, con lei non esiste finzione, la sua solitudine finisce in quel momento esatto. Il dialogo fra i due è magnifico:

Mary: Lei si sentirebbe solo se vivesse in un posto come questo?
Jim: Si', credo proprio di si'.
Mary: Si può essere soli anche in città. Anzi, le persone che non stanno mai sole sono le più sole. Non lo crede anche lei?
Jim: Non lo so, non ci ho mai pensato.
Mary: No, non è vero. La maggior parte della gente sola cerca prima o poi, di capire che cos'è la solitudine.
Jim: E lei pensa che io sia una persona sola?

La ragazza arriva subito al sodo, e l'uomo, senza neppure accorgersene, comincia a parlare, dimentico di ogni altra cosa.
Ripensando all'inizio del film, ci si ricorda ora del fatto che Ryan aveva sempre fatto il duro anche con le ragazze che lo trovavano attraente: erano loro stesse a farlo rispondere cosi', proprio il loro atteggiamento seduttivo. In Mary questo atteggiamento non esiste, non c'è falsità. Quelle ragazze, come la maggior parte degli uomini, erano li' a cercare di dimenticare la propria solitudine. Ecco perchè si và in discoteca, al bar...con la segreta speranza di vincere la solitudine, ma non c'è verso, perchè in realtà la stiamo negando, e questa negazione origina dei mostri. Non si può negare la verità della vita, ed una ragazza che tenta di attirare le attenzioni di un ragazzo con la seduzione e non a cuore aperto, in realtà la stà negando. E tenta di attirare anche l'uomo in questa negazione, e solitamente ci riesce, cum mortuis in lingua mortua. Ma in Mary non esiste tutto questo, Ryan stesso, il duro, le dice: "Lei non ha mai avuto paura in vita sua!", ed è proprio il coraggio di questa ragazza costretta all'indagine sulla solitudine, alla sua non-negazione, che la mette in contatto con il poliziotto inasprito. Il contatto avviene col cuore, e Ryan deve rispondere a questa chiamata.
Il dialogo continua:

Mary: E, mi dica, com'è fare il poliziotto?
Jim: Si arriva a non fidarsi più di nessuno.
Mary: E' fortunato. Lei non ha bisogno di fidarsi di qualcuno, io si' invece...Io mi devo fidare di tutti.

E' la prima volta che la situazione si pone sotto questa luce, e la vita di Jim Wilson muta improvvisamente. Il contatto con la ragazza è tanto più autentico, quando lei prosegue:

Mary: Ha mai conosciuta una persona cieca prima?
Jim: No, mai.
Mary: Da come si è comportato, credevo di si'. Se no, mi avrebbe tolto il vassoio di mano e avrebbe servito il tè. Lei no. E quando parla con me, non sento pietà nella sua voce.

E' come se l'avesse sempre conosciuta, perchè l'incontro fra due solitudini rende possibile un contatto vero.
 Non ritengo possibile il contatto fra due persone che negano la propria solitudine con i metodi di cui sopra: sono solo contatti fra le barriere erette contro la vita, l'incontro delle periferie. Due persone che hanno affrontato la solitudine, il contatto fra due persone del genere, rende possibile un contatto vero. In realtà la solitudine è un'illusione, il momento in cui si decide di fuggirla è il momento in cui si decide il proprio destino di persone inautentiche, e sole. Quando non la si sfugge più, allora all'improvviso la solitudine scompare, perchè non è mai esistita davvero. Ma solo le persone che si interrogano su di essa, possono arrivare a coglierne il senso.  

Questo film è semplicemente straordinario: un viaggio dalla dimenticanza di sè stessi, simboleggiata dall'ambientazione newyorkese, al ritrovamento di sè, simboleggiato dal paesino sperduto in montagna.
 A questo proposito l'utente Luisa Salvi, nella sua utilissima opinione sul film, scrive:

Da escludere l'idea che sia il paesaggio agreste (idilliaco?) a far sciogliere la rabbia del poliziotto, secondo un cliché di "conflitto città/natura" caro a molti critici più che ai registi cui viene attribuito: sia sociologicamente, sia nei film di Ray, non c'è meno violenza nella campagna che in città, anche se in questa è ovviamente più concentrata, come ogni altro aspetto umano. Anzi, i banditi si rifugiano spesso fuori città, in ambienti naturali che semmai dovrebbero, secondo il cliché, favorirne il recupero.

Io credo che le due direzioni (città/natura, natura/città) siano interscambiabili; è perfettamente vero che la natura selvaggia si presti più come nascondiglio dei banditi (come le Bad Lands del Dakota), ma è pur vero che la natura è spesso capace di mettere in evidenza, psicologicamente, col suo silenzio, le voci intime soffocate abitualmente dal rumore cittadino. Dopotutto Ryan non è un bandito, ma un uomo attanagliato da un crampo spirituale. E certo non è la natura a cambiarlo, che fa da semplice scenario ad altra violenza (tuttavia c'è la neve, che da un particolare senso di silenzio al paesaggio), ma per la prima volta Ryan si trova davanti due personaggi che potrebbero benissimo essere due parti di lui, e le trova li'. 
 Personalmente, non dimenticherò mai quella volta che, diretto alla casa di campagna col bus, scesi al capolinea in mezzo alla natura selvaggia (come può esserlo in Italia), e fui colto di sorpresa, nonostante molte altre volte avessi seguito lo stesso percorso. Mi ero assuefatto al rumore della corriera, e all'improvviso rimasi li' da solo con il piccolo torrente che scorre mormorando proprio sotto alla strada, e mai sentii con eguale forza lo shock dell'improvviso silenzio.
Contenuto e simbolismo sono una cosa sola (simbolismi che ci vedo io, non mi importa nulla di cosa ci vedesse Ray, neppure possedendo dichiarazioni dell'autore potremmo essere certi che tali simbolismi si possano escludere a meno che l'autore non fosse un grande psicologo di sè stesso), per questo il film è cosi' potente (ai miei occhi), e non occorre che Ray avesse o meno l'intenzione di anteporre la vita cittadina a quella di montagna.

La forza emotiva della storia raccontata nel film mi convince sempre più che i migliori films sono quelli che conducono al minimo comun denominatore questa stessa essenza emotiva di una storia: quando si arriva alle motivazioni reali, alla verità di sè stessi, e si eliminano tutte le emozioni parassita, allora il film ha grande forza. Insomma, prima si dipinge un quadro cosi' come lo si vede abitualmente, e poi , improvvisamente, i veli cadono, e quello stesso quadro rivela la sua natura fino ad allora nascosta. Questo contatto con la verità dietro la facciata, questa rivelazione, è tra le cose che hanno il più grande potere terapeutico sull'uomo. Insomma, è come se la falsa visione intrappolasse la verità emotiva, la nostra stessa essenza, che all'improvviso si rivela, e proprio in quel momento, riusciamo a ricordare qualcosa che non sapevamo neppure di aver dimenticato.



Sull'interpretazione di Robert Ryan
Perfetto.

Sull'interpretazione di Ida Lupino
Perfetta.

Su Robert Ryan

Perfetto.

Su Ida Lupino

Perfetta.

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