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Omicidio!

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Omicidio!

di scandoniano
8 stelle

Il tredicesimo film di Hitchcock è un giallo con una grandissima sceneggiatura ed attori in palla. Avvincente e maturo, un film assolutamente consigliabile che anticipa molte delle tematiche che faranno grande il maestro del brivido.

Una notte, nella zona in cui alloggiano alcuni attori di teatro, si consuma un delitto. All’arrivo della polizia viene arrestata una donna, che giunta in tribunale rifiuta di difendersi. La giuria popolare inchioda la donna, visto che mancano prove per ipotizzare altre dinamiche. Un dei giurati, Sir John Menier, prima si fa convincere della colpevolezza della donna, poi preso dai rimorsi e convinto della non colpevolezza della ragazza, prova a scagionarla investigando in prima persona.

L’interessamento di Sir John (Herbert Marshall), che si improvvisa investigatore privato, aiuta a ricostruire le vicende di un giallo che la dice lunga sull’autorialità hitckockiana. Nel suo film numero 13 “Omicidio!”, è possibile riscontrare numerosi dei topos che faranno dell’autore inglese il maestro del brivido. Innanzitutto la commistione tra finzione e realtà (da antologia l’interrogatorio della polizia agli attori del teatro, che gli rispondono solo nelle pause, passando di fatto da attori teatrali – nella finzione – ad attori cinematografici – nella realtà), poi il voyeurismo (tema portante del futuro “Una finestra sul cortile”), con cui i coniugi Markham assistono alle dinamiche dell’omicidio dalla finestra, infine l’amore per il teatro (una costante nella filmografia di Hitchcock), qui considerato da molti punti di vista, dall’opera degli attori, alla scrittura che richiama a Shakespeare, alla messa in scena, fino al colpo di scena.

Il film, del 1930, è caratterizzato da un’avveniristica scrittura (si parla di omosessualità di uno dei protagonisti), ma anche sul piano tecnico, con continui movimenti di macchina azzardatissimi per l’epoca che rappresentano certamente una novità agli occhi dello spettatore coevo. Il montaggio risulta strano in alcuni punti, come per esempio per alcune dissolvenze che vengono utilizzate anche tra sequenze interne alla stessa scena (cosa inconcepibile nel cinema odierno). La regia, come l’allestimento delle scene, non è particolarmente ricca, ma rimane asciutta, a tratti didascalica, lasciando libero sfogo agli attori, tutti bravissimi.

La sceneggiatura è invece decisamente ben fatta, con un dipanarsi delle vicende molto originale, non attraverso l’usuale uso della tensione, bensì con una ricostruzione dei fatti che procede con sicurezza stentorea verso un finale sorprendente. Una scena cult, quella in cui Sir John convoca Handel Fane per smascherarlo, in un gioco psicologico ad altissima tensione.

La musica interviene pochissimo, il colpo di scena non manca e Hitchcock ancora non si palesa in una delle suoi classici camei. Un film insospettabilmente maturo.

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