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Omicidio!

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Omicidio!

di yume
9 stelle

Terzo film sonoro di Hitchcock, girato nel 1930, è tratto dal romanzo "Enter Sir John" di Clemence Dane ed Helen Simpson.

locandina

Omicidio! (1930): locandina

"Truth is often stranger than fiction"

Terzo film sonoro di Hitchcock, girato nel 1930, è tratto dal romanzo "Enter Sir John" di Clemence Dane ed Helen Simpson.

Sinossi

Una giovane attrice, Diana (Norah Baring) è condannata a morte per aver ucciso una collega.E’ stata trovata sulla scena del crimine vicino al cadavere con l'arma del delitto ai suoi piedi, l’attizzatoio del camino.

La donna, in evidente stato confusionale, catatonica e quasi muta non si difende, dice solo di  non ricordare nulla.

Il processo si conclude senza colpi di scena, la colpevolezza di Diana è data per scontata, un debole tentativo della difesa di citare Freud e stati di perdita di coscienza cade miseramente, ma un membro della giuria, Sir John Menier (Herbert Marshall) benchè riluttante per le ragioni che espone, dopo aver votato per la colpevolezza della donna sotto la pressione dei suoi colleghi giurati, in preda, dopo la condanna per impiccagione, a quello che è stato definito un “transfert d’innocenza”, decide di svolgere un’ inchiesta personale, convinto che la dolce e spaurita Diana non sia l’omicida.

Sir John, oltre ad essere un attore affermato, è anche impresario teatrale, e aveva respinto la ragazza quando questa si era presentata per fare teatro e lui, con signorile distacco, le aveva suggerito di “farsi le ossa” in teatri di provincia.

Ora si sente responsabile della svolta che hanno preso gli eventi in quel teatrino pomposamente chiamato Theathe Royal, dove si sono intrecciati umori e malumori, pettegolezzi e sottili calunnie.

Bisogna a tutti i costi far chiarezza e salvare quella vita, dopotutto è giusto che la verità prevalga e da certi segnali sembra che quella vita cominci ad interessarlo molto.

C’è un castello di indizi che nel processo sono stati trascurati, bisogna garantirsi l’alleanza giusta per le indagini e sarà quella dell’impacciato direttore di scena del Theathe Royal e della sua svampita moglie. Tutte le ipotesi accusatorie vengono una alla volta smantellate, il percorso è tortuoso fra colpi di scena e scoperte che sembrano casuali ma seguono la logica raffinata di Sir John, e sul finale a sorpresa che nei film di Hitch arriva inesorabile come il fulmine dopo il tuono o come il giorno dopo la notte, sorvoliamo doverosamente, anche se i film del Nostro si possono vedere e rivedere decine di volte ed esserne sempre terrorizzati, sedotti e ammaliati come la prima volta.

Diciamo solo che una corda c’è e un’impiccagione pure, ma per sapere chi e perché  bisogna vederlo.

Quello che va indagato sono piuttosto forme e significati, invenzioni di regia e tratti di uno stile che, fin dai primi film,  dichiara la presenza di un genio.

Truffaut definisce Murderfilm a enigma” (F.Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock, pg.61)

Hitck concorda, e il termine che usa è whodunit , film della serie che nasceva  sulla domanda: chi ha ucciso?

Il regista afferma subito di non abusare di whodunit, perchè “ generalmente l’interesse sta solo nel finale”, ricorda i giochi di pazienza, i cruciverba, uno sta seduto tranquillo, nessuna emozione, si aspetta il finale per scoprire l’assassino e quello arriva puntuale (come nei romanzi di Agatha Christie, aggiunge Truffaut).

Il whodunit genera curiosità priva di emozione, invece le emozioni sono un ingrediente necessario per la suspense”.

Ed è singolare verificare come la suspense, di cui Hitck fu maestro insuperato, in questo film non sia elemento centrale.

E allora, cosa lo rende “interessante” ?

L’elenco dei meriti è ampio, soprattutto se pensiamo che lo redige lui stesso, sempre molto autocritico, autoironico e poco disposto a bypassare lavori non riusciti.

Innanzitutto Murder è “innovativo”, introduce per la prima volta novità nell’arte del cinema, e fra queste la prova eccellente di Herbert Marshall, fino ad allora protagonista del muto.

Herbert Marshall

Omicidio! (1930): Herbert Marshall

A proposito di Marshall, non trascuriamo di ricordare il suo arto artificiale. Nonostante la gamba persa in guerra si muove sulla scena con straordinaria leggerezza ed eleganza, oltre a mostrare notevoli qualità attoriali che catturano immediatamente l’attenzione del pubblico fin dal suo apparire fra i membri della giuria.

Poche parole, ma ognuna è quella giusta, lo sguardo sereno e leggermente ironico, l’inclinazione della testa, il lento affollarsi intorno a lui degli altri che lo stringono in una morsa togliendogli aria, il suo indugiare perplesso sulla decisione da prendere, l’uscita lenta dalla camera di consiglio dopo il verdetto.

Sir John si qualifica subito  come “eroe” della storia, quello che salverà l’ “eroina”, componente centrale in ogni favola che si rispetti. E poco importa che le favole del ‘900 siano molto diverse da quelle di un tempo o da quelle che si raccontano ai bambini. Lo schema e i ruoli sono identici, cambiano i linguaggi e il cinema ha il suo.

Con Murder si era nella fase di passaggio dal muto al sonoro, un passo che grandi registi come Ozu e Hitchcock avrebbero volentieri evitato, ma tant’è, non si portano indietro le lancette della Storia e perciò bisognava continuare a rendere i film “interessanti”.

Caratterizzare i tipi cinematografici con gli strumenti del cinema era il modo giusto, presentare le idee in forma puramente visiva, scoprire “il ritmo cinematografico attraverso l’uso del montaggio”, dare prevalenza all’immagine sul parlato perchè “ nella maggior parte dei film c’è poco cinema e molta di quella che chiamiamo fotografia di gente che parla”: questo è il concetto di cinema che “ carica il rettangolo dello schermo di emozioni” e Murder andrebbe sezionato in ogni scena perché, fin dal primo fotogramma, è una galleria di situazioni tutte da antologia.

Ne indichiamo una, la presenza del comico.

Introdurre l’elemento comico in una tragedia è arduo, solo a Shakespeare riusciva benissimo, ma di Shakespeare ce n’è uno solo, mister Hitch lo sa, ed è dal grande Bardo che prende esempio.

Sul meccanismo del comico ci sarebbe molto da dire, ma ci limitiamo al grande Totò:

Il comico è la lotta tra il bene e il male, e alla fine vince la guardia notturna” (straordinaria coincidenza, nel film di poliziotti ce ne sono due, quello falso e quello vero, e saranno fondamentali per sciogliere l’enigma).

Citiamo dunque un caso di comico nel tragico in Murder:

Scena prima: un grido sconvolge in piena notte la stradina di case basse e modeste in un quartiere di Londra (o dell’hinterland londinese, il rintocco del Big Ben ci dice che comunque siamo da quelle parti).

Tutti si affacciano come pupazzetti da finestre con vecchie ante a scorrimento verticale che ricadono sulla testa se uno non le tiene su. Dapprima si lagnano dello schiamazzo, poi capiscono che schiamazzo non è e si precipitano alla porta della pensioncina dove miss Edna sarà trovata morta.

Entra in scena la coppia che poi seguirà Sir John nelle indagini. Si alzano precipitosamente dal letto, ma lui deve prima mettere la dentiera che è nel bicchiere pieno d’acqua sul comodino.

Primo piano sul bicchiere.

Lei si veste in fretta, la macchina le inquadra le gambe che infilano i mutandoni nello stesso buco, finalmente finisce di vestirsi ed esce di corsa.

Nella casa del delitto la scena del crimine è abbondantemente inquinata senza che nessuno ci faccia caso, la vecchia padrona della pensione pensa a far thè e stabilisce il ritmo spostandosi continuamente tra salotto e cucina spettegolando con la moglie del direttore di scena. Il caos regna sovrano e la povera Diana guarda inebetita, inquadrata di profilo è un diafano ritratto di donna alla Casorati. Tutto naturalmente congiura a dichiararla colpevole

Scena terza, dopo il dibattimento in aula.

La giuria: è una lunga sequenza in cui Hitck si diverte a schizzare tipi umani come avrebbe fatto Teofrasto.

Sono dodici, di cui tre donne attempate e arcigne che, messe dallo spettatore onnisciente a confronto con l’angelica bellezza dell’imputata, fanno capire tante cose.

Nessuno dei presenti è trascurato con i suoi tic, manie, ossessioni, arguti pensieri e sicure teorie sulla colpevolezza dell’imputata.

Su tutti s’innalzerà più tardi Sir John, con la spada della giustizia sguainata, come si è detto.

Per rendere il film “interessante”  Hitck inventa un’altra strategia, il monologo interiore dell’attore.

Ma come realizzarlo?

 “Era necessario far conoscere al pubblico i suoi pensieri, e siccome detesto l’idea di introdurre nell’intreccio un personaggio inutile, sono ricorso al monologo interiore”.

Herbert Marshall

Omicidio! (1930): Herbert Marshall

Nella scena allo specchio, mentre Sir John si fa la barba ascoltando la radio, la sua voce esterna adempie alla necessità di dar forma ai pensieri che lo faranno decidere ad intervenire.

Che poi la scena si svolga sull’onda del Preludio del Tristano di Wagner, con una orchestra di trenta elementi nel teatro di posa dietro la scena, è particolare non trascurabile.

Sul sonoro nei suoi film il regista ha idee molto chiare, in apertura le quattro note dell’attacco della V di Beethoven "il destino che bussa alla porta", ci mettono subito in stato di all’erta, poi scocca inquietante l’ora notturna dal quadrante del Big Ben. Infine l’urlo fra le casette allineate lungo una strada piena di cupe ombre. Una tecnica magistrale di restringimento sonoro seguita da lenta carrellata lungo le finestre, il coro degli abitanti subito dopo e, infine, le voci soliste.

Tanto ci sarebbe ancora da dire su questo gioiellino di un maestro ancora giovanissimo, sposato da poco con Alma Reville, sua fedele sceneggiatrice fino alla morte, ma nulla che superi il piacere della visione.

Due ultime ma non ultime osservazioni, anzi le più importanti.

Il teatro nel cinema e il tema della bellezza.

Cominciamo dal secondo dando la parola a Truffaut:

Il cinema di Alfred Hitchcock non è sempre esaltante, ma arricchisce sempre, se non altro per la grandissima lucidità con la quale denuncia le offese fatte dagli uomini alla bellezza e alla purezza”.

In un processo che ha tutto per essere definito un oltraggio alla giustizia, il giudice si erge dal suo scranno con parole severe:

Membri della Giuria, Diana Baring è accusata dell’omicidio doloso di Edna Druce. Di tale accusa si è dichiarata innocente. E’ vostro dovere decidere se è colpevole o no

E l’accusa ricorda con voce grave: “Non devo ricordarvi che agli occhi della legge gli uomini e le donne sono uguali. In Inghilterra il reato di omicidio, almeno, è giudicato a mente fredda. Bellezza, giovinezza o provocazione non possono mitigare…”.

E saranno proprio la giovinezza, la bellezza e la purezza ad essere prese di mira, più o meno consapevolmente.

Quanto al teatro, l’esperimento rimanda ancora a Shakespeare.

C’è il set del teatrino dove dietro le quinte si cambiano gli attori, si guarda sulla scena e si ascoltano pezzi di recita, si torna sul retro e dai camerini usciranno drammi della gelosia, orrende verità nascoste, vizi privati e pubbliche virtù.

C’è infine il teatro nel teatro, come in Amleto:

  Invitavano [Sir John e gli altri due] il presunto assassino a leggere il manoscritto di una commedia che descriveva l’omicidio in modo da poterlo incastrare. Infatti lo osservano mentre legge ad alta voce per sapere se avrebbe manifestato la sua colpevolezza proprio come il re in Amleto. Tutto il film è strettamente legato al teatro”.

E se il cinema è stata la più grande passione di mister Hitch fin dall’inizio, come ogni inglese che si rispetti non smetterà mai di dichiararsi pronipote di Shakespeare.

"I've applied the technique of life to the problems of my art. Today the process is reversed: I find myself applying the technique of my art to a problem of real life"
(Ho applicato la tecnica della vita ai problemi della mia arte. Oggi la situazione si è rovesciata: mi trovo ad applicare la tecnica della mia arte ad un problema di vita reale).

Così conclude Sir John.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

 

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