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A Simple Life

Regia di Ann Hui vedi scheda film

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La recensione su A Simple Life

di lorenzodg
8 stelle

A simple life” (Tào Jie, 2011) è il venticinquesimo film della regista cinese Ann Hui. Cineasta di vaglia, molto conosciuta nel suo paese e ad Hong Kong dove il film si ambienta e si misura come metafora reale della vita e soppianto della morte.
    Un’opera di una delicatezza estrema, poco tangibile agli sguardi distolti e, soprattutto, di un’interiorità e sensibilità che raramente vediamo sugli schermi. Qui si parla di vita vissuta, di contatti umani, di interni scevri, di ardimenti celati: tutto viene ripreso con timore e leggerezza, con vergogna e parsimonia di movimenti (di camera). Nel finale si osservano due piccole carrellate (interne) per dar segno al passo della vita e ai ricordi mesti. Un ardire di segnali sommessi, di convenevoli modi di bassissimo profilo che indicano la via da seguire per persone con una dignità piena di speranza e di spirito di fede. La dignità di una donna  perdente dà lo stile a un film di una parsimonia inequivocabile ed efficace. Una purezza indecifrabile e impalpabile. I gesti di ogni giorno e i visi consunti danno la grandezza di questa piccola perla cinematografica.
    Tratto da una storia vera il film racconta la vita  di una donna (serva per sessanta anni del produttore Roger Lee) di nome Chung Chun-Tao, chiamata Ah Tao, che a causa della morte del padre adottivo durante l’occupazione giapponese, sua madre gli destina un lavoro di ‘amah’ (serva) presso la famiglia Leung. Diverse generazioni attraversano il suo lavoro fatto di piccoli gesti, lavori umili, servigi costanti e atteggiamenti amorevoli. Una vita grama e riservata che riceve nella sua vecchiaia l’attenzione costante del suo padrone Roger, il quale un giorno ne ritrova il corpo per terra. E’ malata, portata in ospedale ma Roger per nulla al mondo l’abbandona. Lei si sente un peso (al contrario), cerca di mostrarsi poco, allontana l’altrui servizio, ma riceve affetto benevolo e dolcezza sincera. Una donna semplice, umile, servizio vele e incantevole nei modi. Quando andava al mercato per la spesa tutti, con grazia, l’aspettavano: ‘eccola, arriva’. Una dolcezza salutare ed encomiabile. Il suo cucinare è mestizia con sapore e l’inquadratura della sua pentola e gli ingredienti dà risalto alla veridicità del tutto, dell’inutilità dello spreco e della essenziale cibo povero. Tutto è in ‘agrumato’ e il cibo in riso sapiente. Tant’è che Roger quando la sua dolce serva è in ospedale e poi nella casa di riposo (a sue spese) deve mangiare fuori (ricordando ai suoi amici commensali le semplici bontà di Ah Tao).
    Il lavoro di Roger (sul cinema) è visto in seconda battuta: il suo vivere quotidiano è quello di far visita alla sua ‘amica’ Tao. Lei si schernisce ogni volta che parla con il suo ‘padrone’ e non vuole tante attenzioni nonostante la malattia e la vecchiaia. Dice Roger : ‘ora tocca a me sorvegliarla e accudirla perché quando sono stato male per il cuore lei mi ha tenuto vivo’. E sì i gesti non sono misurati e commisurati per semplice ricambio ma per dovere e servizio umano e aiuto vicendevole. Nessuno esclude nessuno: la partecipazione alla vita rende degna qualsiasi persona e la serva Tao diventa ultima degli ultimi ma prima in animo. Un affacciarsi (alla macchina da presa) con formale compostezza e mesta distanza. Una silenzio accomuna il suo sguardo e quello nostro, la sua leggerezza e la nostra speranza. Sì ogni viso che è attorno a lei nella casa di riposo è un regalo cercato: la regista con pochi tocchi riesce a darci delle immagini asciutte, scarne e regali di un ‘autunno di vita’ che pochi conosciamo (e allontaniamo nei nostri vicini). Il bisogno si sente quando nessuno ti (ri)conosce e il letto di una stanza è lontano da vicini di ieri.
    Il chiedere soldi a Roger di ‘un ospite’ della casa di riposo e spenderli per una donna di strada è uno di quei momenti girati con indovinata ironia; nello stesso modo è indovinato il sottile riso quando c’è lo scambio fortuito tra due dentiere e, anche, quando Tao torna nella sua casa, reggendosi su un carrello per camminare, le immagini arrivano così elementari (senza andare oltre ai gesti). La passeggiata di Roger con Tao sulla sedia a rotelle è accurata nei modi con la ripresa che latente s’adopera per noi a darci il sincero commiato. Tao donna forte e generosa aspetta il nostro sì per appoggiarsi e avvicinarsi a Roger (il viso di tutti). Un mazzo di fiori (bianco) posato con bontà irradia in Tao l’inizio della vita. Roger tra  gli amici e tra gli anziani che riposano con lei.
    La prova di Deanie Yip (premio Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia) è stupefacente nel ruolo di Ah Tao (una sinergia recitazione-vita vera da lasciare sbalorditi). Anche Andy Lau (Roger) è tutto un afflato con il suo personaggio (tra l’altro è anche co-produttore del film –i ruoli coincidono-)-
    Ottima la fotografia (poco rimarcata, addensata e sbiadita).
    Regia di Ann Hui di grande valore (acre-realismo).
    Voto: 8+.
    (pubblicata su 'icinemaniaci.blogspot.com')

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