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Himizu

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Himizu

di AndreaVenuti
9 stelle

Himizu è un film giapponese del 2011, scritto e diretto da Sono Sion.

Il film ha gareggiato al 68° Festival Internazionale del cinema di Venezia; i due giovani protagonisti Shota Sometani e Fumi Nikaido hanno vinto entrambi il premio Marcello Mastroianni come attore/attrice emergente.

 

Sinossi: Sumida è un quattordicenne ribelle oppresso dalla sua famiglia; il padre continua a vessarlo con violenze fisiche e psicologiche mentre la madre è assolutamente disinteressata al benessere del figlio e pensa solo al suo tornaconto.

Come se non bastasse il ragazzo ha vissuto il dramma del disastro nucleare di Fukushima; in suo aiuto verrà la giovane Chazawa, compagna di classe innamorata del giovane, ma pure lei vive una felicità solo apparente.

Per entrambi il futuro sembra pura utopia ma proveranno ad emergere da questa situazione nefasta...

locandina

Himizu (2011): locandina

In origine il film doveva presentarsi come l'adattamento cinematografico dell'omonimo manga del 2001 di Minoru Furuya ma dopo la tragedia dell'11 marzo del 2011, Sono Sion decise di riscrivere sensibilmente la sceneggiatura in modo che il reale entrasse di petto e senza sconti nel film.

Himuzu è in parte un pesante atto d'accuso verso un governo incapace di prevenire e poi arginare (vedere i vari sfollati) un disastro quasi annunciato; nel corso dell'opera, ad esempio, un personaggio guarda in televisione uno speciale sul disastro in cui uno specialista accusa esplicitamente il governo, evidenziando come la centrale nucleare fosse fuori controllo ma nessuno ha agito per non rischiare di compromettere interessi politici-economici.

scena

A Nuclear Story - La vera storia di Fukushima Daiichi (2015): scena

La data dell'11 Marzo dunque è una delle protagoniste assolute del film ma la genialità del regista è stata anche quella di parlarci, atraverso i due protagonisti, di gravi problemi sociali già radicati nella società giapponese prima ancora di quel nefasto incidente. Il Giappone dal secondo dopoguerra ha puntato tutto sulla sua crescita economica a scapito però del benesse psicofisico del singolo individuo, molte volte un vero e proprio emarginato pronto ad esplodere con conseguenze devastanti per la collettività, ed il tutto viene messo in scena dal regista attraverso una vasta gamma di personaggi bordeline ormai spersonalizzati e disperati

 

Pensiamo ad esempio al giovane che vorrebbe accoltellare un normalissimo cantate di strada senza nessun motivo; il ragazzo ormai disperato è giunto ad una situazione in cui l'unico modo di reagire ad una pesante sofferenza ed emarginazione è abbracciare la follia e la violenza, a tal proposito una volta bloccato dal giovane Sumida, il colpevole gli chiede disperatamente «Io chi sono» [tale contestualizzazione della violenza ricorda un certo cinema di Koji Wakamastu].

 

Sono Sion ci mostra dunque un'umanità folle ed apatica; una società circondata da giovani senza una vera guida, oppressi dalle forti pressioni sociali come confremato dalle sequenza in cui il professore di Sumida (scena volutamente grottesca) esorta i giovani a dare di più, con il ragazzo abbastanza contrariato che di tutta risposta si alza in piedi ed urla che il suo sogno è quello di vivere una quotidianità tranquilla senza troppe aspettative. Sequenza che rappresenta la volontà del regista di provare a normalizzare una nazione che per troppo tempo ha rincorso una perfezione (economica, tecnologica, ecc) fino a disumanizzarla.

Tra le tante tematiche presenti in un film ricco e stratificato come Himizu è impossibile non evidenziare il problema della famiglia disfunzionale, già analizzato diverse volte dal regista e qui portato all'eccesso con i rispettivi genitori dei due giovani che addirittura esortano i propri figli a suicidarsi; ed ecco che emerge un secondo tema/problema sempre attuale in Giappone: il suicidio.

Anche in questo caso è un tema già analizzato da Sono Sion (//www.filmtv.it/film/44565/suicide-club/recensioni/929427/#rfr:none) ma qui si evolve in maniera diversa ed originale, ad esempio nel corso del film troveremo si un chiaro riferimento a Sonatine di Kitano  (//www.filmtv.it/film/14168/sonatine/recensioni/933357/#rfr:none) tuttavia gli esiti non saranno gli stessi.

 

Altro aspetto determinate dell'opera rigurada il sogno; strumento attraverso il quale il giovane Sumida riuscirà a risvegliarsi da una condizione di totale indolenza e angoscia (Chazawa ad esempio lo definisce uno zombi) inoltre grazie al sogno supererà un trauma colossale e di conseguenza si assumerà le sue responsabilità.

Interessante anhe la storia d'amore tra Sumida e Chazawa; un amore adolescenziale per nulla banale, anzi molto profondo e complesso con il regista bravisimo ad amalgamare grottesco, dramma ed ironia senza risultare mai superficiale.

Ultimo ma non ultimo la regia di Sono Sion, sempre articolata ed incredibilmente incisiva come confermato dalle prime due inquadrature del film.

L'opera si apre con un campo totale, al calar della notte, con macchina da presa fissa che ci mostra una ragazza (Chazawa) immobile fissare il vuoto (il tutto già esemplifica la condizione di sofferenza della giovane); inquadratura seguita da un piano sequenza con carrellata orizzontale che riprende una zona periferica di Fukushima desolata, deserta e distrutta a causa dello tsunami del 2011, il tutto unito dalla voice over della ragazza che recita una poesia di Francois Villon (Ballade des manus propos), voice over che si mescola con il requiem di Mozart.

 

Continuando con la regia difficile non citare l'importantissima sequenza in cui Sumida   [SPOILER...]  uccide suo padre spinto dalla disperazione; Sono Sion opta per un piano sequenza molto elaborato composto da inquadrature a piombo, campi lunghi e movimenti estensivi. Da questa regia si può comprendere in primis, la volontà del regista di prendere le distanze da un gesto, l'omicidio, orribile ma allo stesso tempo tramite il movimento estensivo finale, oppure con il successivo primissimo piano sul volto di Sumida, empatizzare per il giovane.

Un altro aspetto registico da sottolineare è l'uso insistito della macchina da presa a mano, utile per farci vivere in prima persona sia il dramma del protagonsita sia la disperazione di un paese trafitto dal tsunami del marzo 2011.

 

Concludiamo con il  meraviglioso e poetico finale, composto da due inquadrature:

 

1) piano sequenza con carrellata all'indietro, con l'asse della camera in posizione frontale rispetto ai due giovani protagonisti che corrono liberi, urlando a squarciagola «non arrenderti».

 

2) Carrellata orizzontale che ci mostra nuovamente le macerie di Fukushima il tutto unito alla voice-over dei ragazzi che continuano ad urlare «non arrenderti»; urlo estremamente emblematico rivolto sia al giovane sia al Giappone intero che deve recuperare al più presto la sua identità e dignità poichè il verbo "arrendersi non appartiene alla cultura di questo popolo.

scena

A Nuclear Story - La vera storia di Fukushima Daiichi (2015): scena

Ennesimo capolavoro di un maestro assoluto come Sono Sion; artista poliedrico sempre in grado si sorprendere, far riflettere e colpire dritto al cuore lo spettatore.

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