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Là-bas. Educazione criminale

Regia di Guido Lombardi (II) vedi scheda film

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La recensione su Là-bas. Educazione criminale

di alan smithee
8 stelle

Da uno degli infiniti casi di cronaca sanguinosa, risalente al 2008,  ennesima strage di innocenti che pagano il conti di una lotta senza quartiere tra le faide del casertano, il debuttante Guido Lombardi esordisce in modo sorprendente cucendo assieme a questa ennesima carneficina di immigrati clandestini, la storia drammatica del ventenne Yssef, attirato in Italia dalle illusioni paradisiache fornite dai racconti di uno zio da tempo nel nostro Paese, diventato un rispettato boss dello spaccio di stupefacenti, e che lo vuole vicino a sé per svolgere mansioni pratiche di estrema importanza nel commercio clandestino. Yssef si accorge in poco tempo di essere “di proprietà” dello zio boss, e di non avere molte possibilità di fuga da una realtà spettrale che contrassegna il litorale casertano, tra immobili in rovina, campi incolti pieni di rifiuti e macchine incendiate, e tanta manodopera clandestina che ogni mattina all’alba inizia la propria giornata di sfruttamento abusivo.

“Tu mi appartieni. Tu sei mio. Chi ti ha ridotto così? Nessuno puo' toccare ciò che mi appartiene!” sono le parole di uno zio-padrone che non lasciano dubbi sulla impossibilità di un ritorno alle proprie origini da parte del giovane protagonista, incastrato in un girone infernale che lo fagocita ed inghiotte senza più possibilità di uscita.      

Là-bas è la Gomorra poco nota dei clandestini africani nelle periferie campane, ed è girato con la schiettezza del film-verità che concede poco al romanzo (forse quell’accenno di storia d’amore con la prostituta può risultare superfluo, ma non stona certo e si distingue per il pudore e la sensibilità con cui è trattato); originale e per nulla scontata la scelta così saggia ma così poco commerciale di  adottare in tutto il film un parlato originale che mescola lingua madre africana al francese, al napoletano più profondo e per noi più incomprensibile degli altri due idiomi.

Il Far West del territorio della camorra raccontato dal punto di vista e dagli occhi degli immigrati africani che ogni giorno si ammassano nelle periferie spettrali di una Campania che riesce ancora a trovarci stupefatti ed increduli nonostante le puntuali e sconcertanti documentazioni che fino ad oggi Saviano ci ha rivelato con coraggio e senza omissioni.

L’eterna illusione di un mondo perfetto al di là della sponda marina che divide due nazioni e due continenti, l’amara constatazione che il mondo oggi è marcio e perverso ancor più altrove, nel paradiso annunciato, e si accanisce ancora di più con gli stranieri poveri, emigrati e disperati. Un’odissea verghiana senza tempo, un protagonista buono e sensibile che riuscirà per un soffio a sottrarsi ad una strage e a rifugiarsi in quella “casa delle candele” che diviene l’ultimo rifugio possibile contro un mondo di sopraffazione e violenza.

 

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