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Milky Way

Regia di Benedek Fliegauf vedi scheda film

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La recensione su Milky Way

di OGM
10 stelle

Forse lo scopo del cinema è svuotare la scena; ridurre l’azione all’essenziale, e farla evolvere fino ad esaurirla, costringendo i personaggi a ritirarsi. Il contenuto si deve realizzare per intero ed essere portato a compimento, dal punto di vista estetico, logico, narrativo, come in un quadro messo in cornice. E per raggiungere lo scopo non è necessario scrivere un romanzo, un poema, un saggio storico. È sufficiente scattare una fotografia, scegliendo accuratamente l’attimo da catturare. Le brevi storie raccontate in questo film  sono fatte di una scenografia immobile, a cui si sovrappongono singole figure umane in movimento. Il contesto generale è il cosmo, che rimane fermo sullo sfondo, rappresentando l’immutabile verità in lontananza; l’evento è il piccolo scorcio di mondo ritagliato intorno agli individui, che è limitato ad un momento, una particella di significato nella complessa sintassi dell’essere.  Minimalismo è isolare, nel divenire universale,  i più piccoli elementi di senso compiuto, per conferire, ad ogni atomo di esistenza, piena dignità ed autonomia.  La sua orbita infinitesimale può essere messa a fuoco, fino a riconoscere in essa un inizio e una fine, distinguendo un prima, un dopo, un durante in modo da descrivere, con precisione, le sequenze temporali ed i nessi causali.  C’è un criterio nei grandi drammi a lieto fine, come nelle piccole avventure sfortunate, nelle esibizioni sportive o artistiche, nella rigorosa meccanica di una pala eolica e nella rozza dinamica di un rapporto sessuale, nel commovente epilogo di una stagione o negli spettacolari preparativi per un gioco di bambini. Sono tutti frammenti di realtà che fanno storia a sé, purché siano vissuti istante per istante, articolandone i dettagli in versi poetici e discorsi razionali, in una serrata concatenazione di concetti ed emozioni.

Tejút  significa Via Lattea, eppure in questo film lo sguardo è impostato ad altezza d’uomo, e l’attenzione è rivolta alle manifestazioni puntiformi della vita del mondo: queste sono paragonabili alle stelle di una galassia, che i telescopi inquadrano come una massa uniforme. L’arte, per contro, sfida la scienza a trascurare l’immensità con i suoi sconfinati misteri per dedicarsi alle minuscole banalità del vivere, che sono le estreme conseguenze delle leggi della fisica, della morale, della ragione, di Dio, e di tutto ciò che poniamo a fondamento della nostra capacità di comprendere.    Dietro il ritmo dilatato dei racconti di  Tejút  si avverte il respiro cadenzato del pensiero umano, che sottolinea ogni immagine con il delicato palpito del dubbio, l’accorato battito dell’ansia, e la premurosa carezza della compassione.

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