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The Color Wheel

Regia di Alex Ross Perry vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Color Wheel

di yume
8 stelle

E’ il cinema che parla di sé stesso, ma attenzione, prendendosi in giro.

 

locandina

The Color Wheel (2011): locandina

Chissà se c’è un modo di togliermi la vita prima che cominci a parlare?

 E’ un piccolo assaggio di quella cascata del Niagara di battute fulminanti (per capirci, alla Woody Allen dei tempi migliori, quando ancora non inciampava nel disastro biondo-miagolante della sua vita, M.F.) ) che per 83 minuti fa girare la ruota dei colori in un vortice delirante e spassoso, comico e tragico talmente intrecciati insieme che finiscono per essere all’unisono.

I colori metaforici della vita, che poi in realtà è in bianco e nero, a volte a fuoco, a volte sfocata, i pixel dei nostri giorni, l’assurdo essere on the road da mane a sera su strade e autostrade, l’incomprensibile necessità di partecipare a party vischiosi di gente che prenderesti a fucilate se solo avessi chiesto in tempo il porto d’armi, dire al prof che tanto ammiravi e per questo ti ha scopata per mesi che è un emerito trombone, mollare la ragazza lamentosa e poi riprendersela perché inutile complicarsi di più la vita, insomma, questo e altro Alex Ross Perry alla regia con Carel Altman alla sceneggiatura, entrambi alla recitazione da protagonisti, Sean Price Williams alla splendida fotografiatutta in b/n, ce lo regalano in questo film indipendente, nato nove anni fa e ancora fresco di stampa, brillante e assurdo, più vero del vero, come si suol dire.

The New Talkies: Generation D.I.Y. fu il titolo di una mostra di dieci di questi film detti mumblecore a N.Y nel 2007.

Mentre da noi fra Come tu mi vuoi e Questa notte è ancora nostra, Una moglie bellissima e Manuale d’amore 2 segnavamo senza dubbi o crisi di coscienza  l’ italian way of life, in America borbottavano (mumbling characters) e il cinema mumblecore, indipendente, scalcagnato, basso budget e idee a manetta, cominciò o continuò ad imporsi, scandalizzare, far ridere, sorridere, ghignare, starnazzare, in una parola stupire.

Presto detto, Colin e J.R., fratello e sorella, partono per un posto così lontano da richiedere un pernottamento per recuperare i quattro cenci di J.R. dal prof con cui è vissuta qualche tempo, fino a quando lui non l’ha scaricata scendendo di età con la nuova ninfetta.

Spazzolino e pantofole, qualche t-shirt e  mutandine, tutto in una scatola e via, qualche insulto ben diretto a prof e ninfetta, qualche incontro dei vecchi tempi dell’Università, stesse malignità e orrori, un B&B con un padrone cristiano-radicalizzato che è un poema, i sacri cuori di Gesù sparsi ovunque, il test d’ingresso agli ospiti, la faccia da maniaco sessuale pentito, il viaggio dei due fratellini arriva all’ ottantatreesimo minuto, quando, dopo uno scambio sempre più esilarante in camera, la sera, sul tema “insegnamento” al centro dei loro discorsi, bene, a quel punto la ruota dei colori ha uno scarto improvviso, i due si baciano, ma non da sorella e fratello.

Tutto qua, nessuna etichetta por favor, nessuno pensi a incesto e roba simile, il mattino dopo arrivano a casa di Colin, la ragazza in fedele attesa lo abbraccia, J.R. lo bacia castamente e se ne va.

La ruota in momentaneo sbandamento ha ripreso la strada, sulle highway il traffico continua a scorrere inarrestabile e la vita ad essere in bianco e nero.

Fannulloni, litigiosi, disadattati in ogni posto, potenzialmente ostili a chiunque, non sono la coppia folle o criminale nata per uccidere o per far ridere tante volte vista al cinema.

Ma è soprattutto cinema, e nel finale, dopo quegli 83 minuti, per altri dieci risulta molto chiaro.

E’ il cinema che parla di sé stesso, ma attenzione, prendendosi in giro.

Il discorso sull’insegnare e gli insegnanti è un vero manuale di cinema applicato. Mentre i due parlano e ridono ( il loro è un feeling che solo un dna comune permette, un codice genetico ben sedimentato in famiglia per generazioni) si riannodano i fili momentaneamente spezzati dalla vita degli altri e si stipula il nuovo patto di solidarietà, quello che solo tra fratelli, come ben disse Antigone a suo tempo: “ Un figlio te lo rifai, un fratello, morti i genitori, chi te lo dà più?” (più o meno questo era il concetto).

Dunque, in un mondo che disprezzano, verso il quale la reazione meno grave è il vomito, cosa resta se non darsi un bel bacio da far impallidire Cary Grant e Ingrid Bergman, Rhett e Scarlett e perfino Lilli e il vagabondo?

 Non si adattano a nessun posto se non l'uno con l'altro, si dicono le cose peggiori per tutto il film che la metà basterebbe a sgozzarsi a vicenda.

Ci aspettiamo urla, litigi, abbandoni? Macchè, è il loro lessico famigliare, i fratelli si ammazzano o si baciano, si odiano o si amano, dopotutto non l’hanno scelto loro di nascere dallo stesso utero. Però è successo, e chi più di uno che è stato nel tuo stesso posto può dirti come sei?

 

Mck ha fatto da par suo un’analisi scientifica della ruota dei colori. Poiché non sono buona neanche a riferirla andate a leggerla, utile e istruttiva.

 

 

www.paoladigiuseppe.it

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