Espandi menu
cerca
Scabbard Samurai

Regia di Hitoshi Matsumoto vedi scheda film

Recensioni

L'autore

AndreaVenuti

AndreaVenuti

Iscritto dal 29 dicembre 2014 Vai al suo profilo
  • Seguaci 38
  • Post 36
  • Recensioni 622
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Scabbard Samurai

di AndreaVenuti
8 stelle

Saya-Zamurai (Titolo Intrenazionale: Scabbard Samurai) è un film giapponese del 2010 scritto e diretto da Hitoshi Matsumoto.

 

Sinossi: Il samurai Kanjuro Nomi (Takaaki Nomi) ha deciso di disertare scappando da un avamposto a cui era stato assegnato; in fuga con la figlioletta verrà catturato dagli uomini di un Signore Feudale di una piccola prefettura. La pena per il tradimento/fuga è la morte tuttavia il sovrano è solito prima proporre una sfida ai prigionieri: Nomi avrà 30 giorni a disposizione per tentare di far ridere il figlio del sovrano, il quale ha perso il sorriso a causa della prematura morte di sua madre...

locandina

Scabbard Samurai (2011): locandina

Affrontare un film del genere non è assolutamente semplice, per questo motivo è doveroso spendere due paroline sul regista.

Hitoshi Matsumoto qui da noi è un nome quasi sconosciuto ma in patria è una vera e propria star con un percorso artistico poliedrico, molto simile a quello del maestro Takeshi Kitano.

Matsumoto come Kitano ha vissuto un'infanzia travagliata a causa di grosse difficoltà economiche, inoltre anche lui nasce, lavorativamente parlando, come comico televisivo formando sia un duo artistico e soprattutto distinguendosi per aver lavorato ad un folle e celebre show televisivo: Downtown i'm Not an Errand Boy (una sorta di Takeshi's Castlel ma realizzato all'interno di un piccolo studio televisivo). Infine nel  2007 con Big Man Japan (mockumentary sulla vita di uno scorbutico supereroe) esordisce dietro la macchina da presa con un film geniale in cui si evince subito la sua volontà di proporre un cinema personale, assolutamente fuori dagli schemi, e con questo Saya-Zamurai l'essenza non cambia nonostante si parti da un genere estremamente famoso in Giappone: Il Chambara (cappa e spada).

Matsumoto dunque con Saya-Zamurai dimostra tutto il suo coraggio artistico, prendendo e distruggendo un genere amato e prestigioso come il Chambara e non perde tempo come dimostrato fin dalla prima inquadratura, dove tramite un campo lunghissimo notiamo un uomo stanco, fisicamente distrutto, che scappa davanti ai suoi doveri di guerriero e soprattutto non ha più con sè la sua spada, gesto ignobile per un Samurai.

Subito dopo questa fugace fuga priva di erosimo, il regista ci regala 10 minuti grotteschi visivamente affascinanti degni del migliore Seijun Suzuki, in cui 3 strampalati ed eccentrici cacciatori di taglie provano senza riuscirci ad eliminare il malcapitato, il quale dal canto suo si oppone semplicemente con una goffa corsa.

 

i tre cacciatori di taglie assistono ad una delle 30° prove sostenute dal protagonista.

 

Poco dopo la cattura del samurai, Matsumoto cambia registro mostrandoci i primi tentativi di Nomi per far ridere il figlio del Signore Feudale; si tratta di brevi sketch comici molto stupidi e per nulla divertenti in cui si contraddistingue la messa in scena del regista, il quale ad esempio in alcuni casi propone primi piani impietosi sulla figlia del samurai scandalizzata per la vergognosa performance del padre.

Alla lunga questo schema, per quanto vario da un punto di vista registico (ad esempio molte volte Matsumoto ricorrerà al fuori campo sonoro, mostrandoci invece solamente i preparativi della prova), risulta un po' tedioso ma allo stesso tempo si è attratti nel vedere la prova successiva e capire fino a che punto di stupidità si arriverà.

Fortunatamente dopo circa una decina di prove, il regista cambia ancora modus operandi, e le varie sfide si trasformano in veri e propri spettacoli articolati in cui emerge sempre una regia molto articolata e complessa dove si contraddistinguono carrellate orizzontali e verticali, inquadrature a piombo, campi lunghi ed eccentrici slow-motion (troviamo anche un freeze-frame ma si tratta solamente di un virtuosismo tecnico).

 

Detto questo ciò che rimane impresso è l'espessione impassibile, quasi priva di vita  sia del bimbo sia del protagonista, vivono esclusivamente per inerzia e sembrono attendere una morte lenta e dolorosa ed il tutto si contrappone alla forte volontà della figlioletta del protagonista (Sea Kumada, prova eccelsa la sua) che prima cerca disperatamente di far recuperare la dignità al padre, in seguito farà di tutto pur di salvarlo. 

Interessante il doppio finale, inizialmente melodrammatico e molto emotivo per poi diventare quasi onirico-surreale in cui il regista ci lascia un messaggio tanto semplice quanto importante: «ama i tuoi cari, vivi e fai esperienza».

Saya-Zamurai è un film anomalo, molto personale, in alcuni frangenti persino ostico per via di un ritmo volutamente floscio, ma che merita assolutamente la visione così come tutta la breve ma importante filmografia del suo autore.

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati