Espandi menu
cerca
Monsieur Lazhar

Regia di Philippe Falardeau vedi scheda film

Recensioni

L'autore

EightAndHalf

EightAndHalf

Iscritto dal 4 settembre 2013 Vai al suo profilo
  • Seguaci 233
  • Post 59
  • Recensioni 1018
  • Playlist 35
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Monsieur Lazhar

di EightAndHalf
6 stelle

Dentro e fuori le mura di una scuola, la storia di un insegnante algerino, a cui sono morti moglie e figli, che diventa professore di una classe rimasta priva dell'insegnante che si è suicidata. Dopo l'iniziale shock, preso dal punto di vista dei due bambini protagonisti, il film va ad analizzare il rapporto fra queste due entità (il professore e la classe), monche di certezze, che forse riescono (ma il film non è tanto idealista) a ricostruire un rapporto sereno, basato su una concezione positiva della scuola come "luogo di vita". Il finale non è molto aperto, e non lascia sperare nel proseguimento di questo rapporto, ma il film in generale vuole dimostrarsi ottimista, aspira a un realismo tradito da un certo tono patetico assai mascherato, che si insinua in scene tendenzialmente neutre con un commento musicale ripetitivo. Se da un lato il film è problematico, e riesce ad avere l'umiltà di non dare risposte, dall'altro il problema alla fine va a inquadrarsi nell'ottica dei limiti dell'insegnamento. Nell'antica Grecia la sessualità esibita e praticata era parte diretta della "paideutica", ma nella società odierna gli studenti non si possono abbracciare, stringere, non si può dimostrare il proprio affetto, alla luce di un terrorismo sociale che vede pericoli da ogni dove. E' un peccato, a dirla tutta, che questo film si riduca a questa tematica, o almeno la renda centrale: questo soggetto, estremizzato malamente in "Detachment - Il distacco" e analizzato in profondità in "Diario di uno scandalo", qui risulta cacofonico, forzato, come un appiglio a cui reggersi, di fronte a un'incapacità di cogliere il senso profondo dell'incolmabilità delle distanze generazionali-educative. Il regista canadese cerca quindi in tutti i modi di umanizzare e "adultizzare" i bambini, di far loro assumere (almeno ai due piccoli protagonisti) dei caratteri più adulti, con la giustificazione che entrambi sono stati testimoni di una morte. Tale presa di coscienza non convince, come non convincono le dinamiche dei rapporti fra i bambini suddetti. Il rischio è quello di banalizzare, di far pesare sugli infanti sensi di colpa, vacuità, sentimenti maturi e in loro assai inverosimili, a partire dal breve saggio provocatorio e sentito della piccola protagonista. Non si esclude qui l'esistenza di bambini prodigio come questi, ma questo localizza la vicenda, la priva dell'universalità di cui avrebbe bisogno, la schiaccia in una ben precisa contestualizzazione. Faradeau ha il pregio della temperanza e dell'autocontrollo, non si lascia trasportare (se non qualche volta) da facili patetismi, ma questa falsa freddezza si tradisce in facili prese di posizione: compassionevole talvolta, analitica tal'altra. Ne esce un film discontinuo in cui la fluidità narrativa non è corrisposta da una fluidità tematica e concettuale. Tutto si riduce, purtroppo, a un "serio" film di intrattenimento adatto per una proiezione scolastica, didascalico e un po' troppo asciutto. Importante l'interpretazione dell'attore protagonista, anche lui temperato e privo di istrionismi superflui, ma incisivo, e che sa creare, in più di una scena, un importante senso di tenerezza. Sicuramente un film sincero, ma che non sa rischiare, e si tiene sul sicuro nella facile metafora della crisalide, che si fa abbracciare alla fine dal suo albero.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati