Regia di Marina Spada vedi scheda film
Il mio domani è un film dalla scrittura molto riuscita e molto moderna, che non perde tempo in preamboli e precipita lo spettatore fin dalla prima scena nel vivo dell'azione, sebbene presto si scopra che ciò a cui si assiste è in realtà solamente una grigia routine esasperante. La sceneggiatura di Maria Grazia Perria, Daniele Maggioni e della regista è realmente un ottimo congegno, che al di là dei contenuti colpisce per la narrazione spedita, senza intoppi e in grado di suscitare la curiosità di un thriller pur senza esserlo. Ma di tanto in tanto è lecito chiedersi se qualcosa di sconvolgente accadrà, all'improvviso, alla protagonista Monica: e invece i momenti topici sono pochissimi, a testimoniare anche un acuto attaccamento alla verosimiglianza della storia. Anche la regia di Marina Spada, attiva dietro la macchina da presa da una ventina di anni e autrice fra gli altri di Come l'ombra (2006), è attenta e calcolata, spesso impegnata con gli stessi piacevoli esiti in paesaggi sia urbani che rurali, nel segno di grandi spazi aperti (piazze o campi che siano) e di un cielo cupo e turbato come l'animo della protagonista. Ecco, siamo quindi alla nota negativa: tutto ciò è letteralmente vanificato dalla scelta dell'interprete principale; una balbettante Claudia Gerini infatti penalizza le non poche doti positive del film, riuscendo addirittura imbarazzante in certi momenti (gli incontri di formazione, portati avanti con la grinta di una novantenne: ma che donna manager sarebbe questa?) e venendo surclassata sia dal sempre bravo Raffaele Pisu (86 anni e un ruolo da coprotagonista) che da Claudia Coli (il padre e la sorella) ogni qual volta che essi entrano nella stessa inquadratura con lei. Forse anche le musiche di Paolo Fresu e Bebo Ferra, nella loro ripetitività di archi e tromba, risultano un pelino troppo melanconiche. Certo, il finale pare un po' accomodante (fuggire per realizzare ciò che la madre non è riuscita a fare: è davvero questo ciò che manca a Monica?), ma per lo meno è una chiara, netta conclusione della storia. 5/10.
Monica, quarantenne manager in carriera, ha una sofferta relazione con un collega e un rapporto di odio-sopportazione con la sorella. Le uniche persone a cui vuole realmente bene ricambiata sono il vecchio padre contadino e il figlio adolescente della sorella. Proprio da questi ultimi due verrà la spinta a cambiare.
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