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C'era un uomo

Regia di Victor Sjöström vedi scheda film

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La recensione su C'era un uomo

di OGM
8 stelle

La gabbia del personaggio. Dalla ballata poetica Terje Vigen di Henrik Ibsen, Victor Sjöström trae un dramma in cui il protagonista ha, come avversario e complice, il proprio stesso ruolo. Terje è un marinaio norvegese, a cui la sfida della navigazione offre quotidianamente la possibilità di dimostrare la sua forza e il suo coraggio: una prova di cui sente la mancanza nei periodi invernali, trascorsi sulla terraferma, finché l’arrivo di un figlio non lo investe di una nuova funzione. Essere padre diventa allora per lui un nuovo modo di sentirsi uomo, che, però, ben presto, dovrà confrontarsi con l’antica passione per il mare. Saranno la guerra e la conseguente carestia a fondere le due anime di Terje, facendone la sostanza di una precisa missione:  prendere la barca e andare lontano, ad un certo punto, si renderà necessario per sfamare la sua famiglia. La sua assenza, però,  causerà, indirettamente, la morte della moglie e del bambino. A Terje non è lasciata alcuna scelta: in ogni istante della sua vita, è il suo essere a decidere univocamente il suo agire, e finanche il suo aspetto fisico, che, nell’espressionistico ritratto d’apertura, è plasmato dalla durezza del clima oceanico. Il destino ne approfitta per assoggettarlo ai suoi crudeli paradossi, in cui il Terje-marinaio e il Terje-padre si ritrovano nemici, sui fronti opposti dei dilemmi che lacerano l’esistenza umana, primo fra tutti quello tra la vendetta e il perdono: un contrasto risolto da quell’unico punto fisso che è la certezza della propria identità, e che mette pace nel momento in cui Terje riconosce, in colui che ha di fronte, un’altra manifestazione di se stesso. Questo film racconta di un individuo specifico, indicato con nome e cognome, e definito esattamente dal posto che occupa nel mondo: non è la storia di tutti, ma è davvero soltanto la sua, collocata con estrema precisione nel tempo e nello spazio. Non a caso è introdotta da quel c’era una volta che è il marchio di tutte le vicende appartenenti alla realtà vera di questa terra: una realtà illusoriamente ammantata di universalità, ma dispersa, di fatto,  in tante piccole e particolari concretezze.

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