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Nato il quattro luglio

Regia di Oliver Stone vedi scheda film

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La recensione su Nato il quattro luglio

di sasso67
8 stelle

Dovevo rivederlo, dopo 25 anni, Nato il quattro luglio. Non l'avevo più visto, come per non rivivere un trauma, che tuttavia con il cinema non c'entra niente. Dovevo rivederlo, e nella visione la cosa che mi ha colpito è un libro, di cui non mi ricordavo. Quando il calvario di Ron è iniziato da parecchio e il suo abbrutimento psicofisico sta toccando i punti più bassi, ma anche quando è iniziata la presa di coscienza dell'assurdo indottrinamento che l'ha portato ad arruolarsi per il Vietnam, il giovane tiene sul tavolo Niente di nuovo sul fronte occidentale di Remarque. La prima parte di Nato il quattro luglio somiglia molto all'indottrinamento liceale subito da Paul Bäumer e dai suoi compagni di scuola. ma qui non c'è bisogno nemmeno di un professor Kantorek, perché la retorica patriottica è nelle cose, nelle case e nelle scuole, dal crocifisso appeso alla parete al televisore che vomita contro il comunismo, alle partite di baseball, alle gare scolastiche di lotta libera. Il romanzo di Remarque sulla scrivania sta a testimoniare che Ron ha preso coscienza di sé stesso, che ha capito che in Vietnam non c'è andato volontario, ma ce l'hanno mandato mediante un condizionamento psicologico dalla nascita e che se dalle sue parti c'è qualcosa di simile al professor Kantorek quello è sua madre, colei che per lui stravedeva, che lo spingeva a primeggiare in tutte le imprese, da quelle sportive fino alla guerra, e che per lui prevedeva un futuro radioso. Quando il giovane Ron perde un combattutissimo incontro di lotta libera a livello studentesco, nel quale era stato anche in vantaggio, i suoi parenti, i suoi amici e i suoi sostenitori, anziché applaudirlo, lo compatiscono, visibilmente delusi. Con lo stesso atteggiamento, l'America sconfitta in Vietnam accoglie i reduci, scomodi testimoni di un'insospettata ed incomprensibile disfatta. A maggior ragione, sono guardati con diffidenza e con fastidio i mutilati, che troppo visibilmente, nel loro fisico, rendono manifesto lo smacco. E gli USA cancellano questi loro figli appena ventenni, che hanno lasciato braccia, gambe e menti sui campi di battaglia del sud-est asiatico. Com'è ovvio, i pacifisti - per lo più coetanei dei reduci - non apprezzano costoro che sono tornati a giustificare le ragioni per cui sono partiti volontari e dall'altra parte i guerrafondai (che fanno capo al Partito Repubblicano), quando percepiscono le rivendicazioni e le recriminazioni dei mutilati, li bollano addirittura come traditori della patria.

Ciascuno sarà chiamato a compiere un percorso personale per giungere a riappropriarsi di sé stesso, del proprio corpo e della propria anima, persa, ma forse, almeno per chi in qualche modo è tornato, non irrimediabilmente. Per Ron Kovic (persona e personaggio), questo percorso deve necessariamente passare anche e soprattutto dalla confessione fatta ai genitori del giovane soldato americano da lui ucciso per errore in combattimento. E dovrà proseguire con la lotta contro la guerra e contro le ragioni che hanno condotto gli USA ad abbracciarla. Ragioni che ancora oggi non sono affatto venute meno, anche se si appuntano su diverse parti della cartina geografica. Nato il quattro luglio non è un capolavoro, ma è uno di quei film onesti e vigorosi - probabilmente, in una determinata fase storica, anche necessari - di cui solo Oliver Stone e pochi altri sono capaci. E la cui importanza politica e spettacolare era nel 1990 ed è oggi difficile mettere in discussione.

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