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To Rome with Love

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su To Rome with Love

di bradipo68
4 stelle

Giovane americano a Roma riesce a innamorarsi in tempo record della migliore amica della sua ragazza, ex regista di opera scopre un inaspettato talento canoro nel consuocero italiano, di professione impresario di pompe funebri, giovane nevrotico appena sposato deve conoscere i danarosi parenti della moglie ma per una serie di equivoci si presenta all'appuntamento con una escort di lusso, Leopoldo, uomo meno che mediocre un giorno diventa famosissimo per motivi misteriosi e soffre molto della sua nuova condizione di celebrità. Ma il risveglio sarà ancora più amaro.
Sembra la trama del nuovo film dei Vanzina e invece è l'ultimo di Woody Allen.
La speranza è che con questo film sia finito il suo tour europeo sponsorizato dalle Pro Loco del posto: la Spagna , la Parigi odierna e del passato e infine la Città Eterna usati come mesti sfondi alle solite chiacchiere in libertà che nell'ultima parte della carriera del cineasta newyorkese hanno ormai perso la brillantezza del suo cinema che fu.
Il solito collage di storie malamente incastrate a simulare l'effetto soap accompagna una sfilata funerea di divi e divetti italici, stars in rampa di lancio o guitti che da tempo hanno imboccato il viale del tramonto.
A differenza di Midnight in Paris e Vicky, Cristina , Barcellona infatti questo è un film affollatissimo dalla prima all'ultima scena, ad ogni angolo scopri imbucati di ogni sorta, gente che ai nipotini potrà raccontare che ha recitato in un film di Woody Allen. Anche se non è vero, basta la presenza.
L'Italia vista dal piccolo ebreo newyorkese è il regno del clichet: cantanti , puttanieri impenitenti, fedifraghi senza un briciolo di vergogna, gente affamata di apparizioni televisive ( addirittura il Tg 3...che cosa si fa per soldi, vero?).


Ci mancava solo la pasta e la pizza con la pummarola in coppa
In tutto questo bailamme se si può salvare qualcosa si può parlare dell'episodio con Benigni: si vede che il comico toscano è ingabbiato da un altro regista e la sua verve non viene mai fuori( non che sia sempre un male) , la sua storia ha quel fondo di surreale che sarebbe piaciuto a Fellini forse, ma alla fine si rivela inconcludente, si sgonfia come un soufflè tirato fuori dal forno troppo presto.
Ridicolo Albanese come seduttore stracciamutande che poi rivela la propria natura misera, imbarazzante il cameo di Scamarcio come ladro specializzato in alberghi.
Gli americani forse se la cavano meglio in un film irrimediabilmente appiattito linguisticamente dal doppiaggio.
Parlano tutti la stessa lingua.
Vogliamo poi parlare di Alessandro Tiberi ( il giovane nevrotico) che è un surrogato del giovane Allen in cui il regista proietta tutto se stesso? Qualcosa di veramente insostenibile.
La verità è che di idee nuove nell'Allen del nuovo millennio non ce ne sono: Woody si limita a tirar fuori dal cassetto sceneggiature di fine anni '70 ( Basta che funzioni , che a questo punto occorre rivalutare ) oppure riciclare idee viste , riviste e straviste in tanti altri suoi film .
La speranza è che invece di fare un film all'anno, ne faccia un po' meno ma con idee finalmente nuove.
Per ritrovare il Woody Allen che amo.
(bradipofilms.blogspot.it)

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