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To Rome with Love

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su To Rome with Love

di alan smithee
2 stelle

Sono mesi che temo l'uscita di questo film, come ormai temo ogni nuovo film di Dario Argento. Quando si vuole bene ad un regista si tende a non accettare con facilita' la sua inesorabile caduta libera. Dopo lo sciocco Vicky Christina Barcellona, il ruffiano Midnight in Paris, il terrore che la fatidica trilogia del film cartolina potesse completarsi (e concludersi, speriamo) con questa puntata romana era forte e mi faceva temere davvero il peggio: cosa che e' puntualmente avvenuta. Un film sconcertante, un operina che si sgretola nel luogo comune piu' sfacciato ed insulso, un prodotto che ritengo offensivo per chi di noi italiani ha ancora un minimo d'orgoglio e la capacita' di procedere un po' fuori dal gregge. Gregge che invece accorre in massa (la sala imperiese che proietta il film, sempre deserta, registrava poco fa un pienone da cinepanettone vanziniano decisamente allarmante, se si pensa che almeno la meta' della pubblico di stasera non vedra' al cinema certamente piu' di un paio di film l'anno).
Woody Allen, che nonostante questa ulteriore pugnalata al mio cuore di cinefilo resta tra i miei primi dieci registi preferiti, e' un uomo che vive tutto l'anno chiuso blindato nel suo attico newyorkese, circondato da fobie e paure che esorcizza anche con i suoi film e con una comicita' caustica spesso geniale. Il resto del mondo per lui sono quelle tre o quattro citta' al mondo che ancora riescono ad interessarlo, ma la sua vista ormai opaca e distorta gli fa rappresentare tutto quello che vede o crede di vedere con gli occhi superficiali del piu' facilone dei turisti: altro che "Mangia, prega, ama"! Qui il nostro povero paese ne esce ancora piu' malconcio di Spagna e Francia dei precedenti dimenticabili episodi: gia' un inizio con "Volare" e' una bordata allo stomaco, poi un vigile mal doppiato che fa lo scemo e dice scempiaggini, il solito cast che vede per meta' attori piuttosto noti americani nel solito ruolo di borghesi arricchiti, snob, sciocchi, pieni di fisime e teorici del nulla piu' assoluto, dall'altra parte un cast di poveri attori italiani che pur di lavorare con Allen finiscono per fare davvero la figura dei cretini, alcuni (Giuliano Gemma, Ornella Muti, Donatella Finocchiaro, Corrado Fortuna) relegati addirittura in ruoli da comparsa che proprio non meritano. 
Si salvano solo, ma data la mediocrita' del prodotto e' cosa poco consolante, una Penelope Cruz raramente cosi' sensualmente straripante e un Albanese che riesce ad infischiarsene del ruolo (contrariamente ad un Benigni inesistente in un episodio da vuoto assoluto) e del regista ed infila qua e la' due o tre mosse dinoccolate del suo noto geniale cavallo di battaglia. 
Il film piu' brutto dell'anno? neanche, certamente il primato di quello piu' insulso, alla faccia dei Vanzina e di chi (come me) li critica sempre. Anzi domani se riesco per contrappasso vado a vedere "Buona giornata": certamente non potra' accadermi nulla di peggio del senso di pochezza e disagio provato questa sera uscendo (o meglio abbandonando) la sala, in imbarazzo tra una folla mediamente soddisfatta e contenta. Beata lei....o forse no.

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