Espandi menu
cerca
Chef

Regia di Daniel Cohen vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mc 5

mc 5

Iscritto dal 9 settembre 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 119
  • Post 1
  • Recensioni 1059
  • Playlist 57
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Chef

di mc 5
8 stelle

Questa pellicola è uscita nelle sale da circa un mese e mezzo ed ha avuto un proprio ciclo tutto sommato piuttosto breve. Schiacciato da una programmazione in quei giorni ancora abbastanza varia alle soglie del vuoto estivo, il film ha fatto capolino nelle posizioni basse della classifica uscendone però molto presto. Magari in altro periodo avrebbe incontrato maggiori chances tra il pubblico da multisala, con quel manifesto decisamente "piacione", coi due protagonisti che ammiccano compiaciuti e compiacenti. Chi mi conosce sa che il cinema francese occupa un posto privilegiato nel mio cuore da sempre, dal polar alla commedia passando per l'horror. Naturale dunque che difficilmente io mi lasci sfuggire un'uscita prodotta in quel Paese. Dopo il superbo "Cena tra amici", confesso di avere visto anche "Travolti dalla cicogna" con la mia amatissima Louise Bourgoin, ma mi è sembrato talmente "ingombrante" da non aver trovato le parole per recensirlo, arrendendomi di fronte all'evidenza che il tema della maternità (visto con gli occhi di una donna fragile) mi aveva colto inadeguato per poterlo giudicare serenamente. Diverso, decisamente, il discorso per questo "Chef", che avevo a suo tempo tralasciato avendone letto in rete recensioni quasi tutte inclini a giudicarlo irrilevante. E allora ho approfittato di questo recupero che una multisala nei miei paraggi ne ha fatto in extremis, per verificarne il livello di dignità artistica. Film leggero come una piuma, ma tanto tanto piacevole. Non c'è che dire, questi sceneggiatori e registi d'Oltralpe sanno maneggiare il materiale umoristico e sentimentale con un tocco che definirei "impalpabilmente autoriale". Insomma, la parola chiave, quella che sintetizza tutto ciò che vediamo e sentiamo durante la proiezione, quella che domina nei commenti tra amici quando si riaccendono le luci in sala, è una sola: "DELIZIOSO". Garbo e levità sono dunque i termini più attinenti alla cifra stilistica di questa commedia. Poi, chiaro che subentrano i gusti personali e ci sono coloro che scambiano tutto ciò per "sciocco", ma io credo che si tratti di uno stile ispirato a un'impronta autoriale tutta francese che so essere detestata da una parte di cinefili. Se vogliamo, possiamo anche chiederci (senza andare fuori tema) come mai il registro delle nostre commedie è così diverso. Senza bisogno di scomodare le tristi sceneggiature dei cinepanettoni con le vacanze esotiche dei cummenda sbeffeggiati dalle veline di turno, è sufficiente evocare il nostro Pieraccioni coi suoi goffissimi tentativi di spacciare per "comicità stralunata" le solite vaccate senza dignità che vorrebbero coniugare quella volgarità che sembra ormai il nostro marchio di fabbrica con un romanticume tanto buonista quanto fasullo. E aggiungo che non mi convincono nemmeno quei "la butto lì" dove il Mastrandrea di turno ostenta silenzi inconcludenti, magari citando a sorpresa un gruppo indie-rock così, tanto per "fare simpatia". Se devo esser sincero, mi viene in mente un solo nome nazionale che ha saputo riprodurre (immagino inconsapevolmente) la grazia e la leggerezza di certa commedia francese: il Gianni Di Gregorio di "Pranzo di ferragosto" e "Gianni e le donne", e volendo anche il Francesco Bruni di "Scialla". La vicenda è ambientata (come si può desumere dal titolo) nel mondo dei ristoranti, dei cuochi famosi, delle ricette di cucina. C'è un cuoco rinomato e di antica tradizione il quale viene minacciato da un manager proprietario di ristoranti di vedersi stroncata la carriera ed esser messo nelle condizioni di chiudere anzitempo la propria attività, per cedere il passo alle ultime diavolerie in fatto di cucina molecolare, apparentemente molto più "cool" dei suoi piatti tradizionali. A questo punto entra in scena il co-protagonista, un ragazzo maldestro che sbarca il lunario facendo l'imbianchino ma con una solida passione per la cucina. Il giovane offre il proprio supporto allo chef il quale, burbero com'è, dapprima lo tratta con diffidenza, ma poi di fronte al pericolo che avanza (l'odiata cucina molecolare e l'infausto business che essa annuncia di portare con sè), i due uomini uniscono le proprie forze, riuscendo ad imporre la loro idea di una cucina legata ai sapori tradizionali ma che non rinuncia a classe e a prelibate raffinatezze. Va detto poi che entrambi i personaggi dovranno impegnarsi oltre che sul lato professionale anche su quello affettivo, per superare le rispettive -precarie- situazioni famigliari. Lo chef autorevole che rischia di cadere in disgrazia è il celeberrimo Jean Reno, attore che qui è davvero in forma, capace di sfumature umoristiche che mi erano finora ignote. Anche se io, sinceramente, continuo a preferirlo come protagonista del genere "polar". Il cuoco giovane è impersonato invece da Michael Youn, che pare sia popolarissimo in Francia mentre qui è un emerito sconosciuto: se la cava benino, anche se è parecchie spanne sotto il suo collega Reno. Da segnalare il ruolo fondamentale svolto da una stupenda colonna sonora, curata dal nostro Nicola Piovani. In particolare, essa contribuisce, insieme a una serie di soluzioni grafiche irresistibilmente vintage, a rendere ancora più brillanti i già meravigliosi titoli di testa, che forse sono la cosa più bella del film. Insomma, s'è capito che il film mi è piaciuto, tuttavia sono consapevole che non si tratta di pellicola memorabile e, in ogni caso, difetti ce ne sono e alcuni evidenti. Per esempio il film è forse troppo legato ad un "sentire" prettamente francese che noi italiani non riusciremo mai a condividere in pieno. Ma soprattutto il problema più evidente è l'eccessivo gigioneggiare del pur bravo Michael Youn: la sua popolarità in patria probabilmente lo induce a sentirsi autorizzato ad un over acting comico che, nell'imbarazzante sequenza del suo travestimento da geisha, sfiora davvero il grottesco. Ma, di fronte alla percezione di deliziosa leggerezza che il film comunica allo spettatore, si tratta di peccati veniali. E per concludere, una considerazione del tutto personale. Ho notato che nelle commedie francesi (e questa non fa eccezione) tutte le presenze femminili, anche quelle secondarie, sono assicurate da donne non necessariamente "vistose" ma comunque sempre affascinanti. Mentre nei nostri film dello stesso genere sembrano quasi tutte appena uscite da una selezione di veline.
Voto: 8 +

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati