La recensione su Ci vediamo a casa

di mm40

2 stelle

Tre coppie romane, molto differenti fra loro, cercano casa scopo convivenza. Chi vive con i genitori, chi attende la morte del vecchio inquilino per ereditare, chi si trasferisce nell'appartamento del partner.

Da Maurizio Ponzi, classe 1939, non ci si può aspettare certo il rinnovamento del cinema italiano; quantomeno però si vorrebbe sperare che non lo si facesse ristagnare ulteriormente fra luoghi comuni sonnolenti e situazioni abusate da commedia (più che leggera:) frivola, con ambizioni eccessive di affresco sociale che miseramente precipitano nel vuoto più totale dei contenuti dell'opera. Questo è Ci vediamo a casa, film abbinato all'omonima canzone di Dolcenera presentata a Sanremo in quello stesso 2012. E dire che la sceneggiatura sfodera nomi di buon livello: assieme al regista la firmano Giancarlo De Cataldo, Stefano Tummolini e il critico Pietro (Piero) Spila - fra i più competenti in Italia, ma raramente impegnato nella scrittura per il cinema; ciononostante il pasticcio è fatto fin da subito, fin dalle pretese esagerate per le possibilità del lavoro, che fondamentalmente non riesce mai a emanciparsi dai canoni della blanda commedia sentimentale a episodi (tre segmenti che si intersecano fra loro sul piano logico). Qualsiasi tentativo di drammatizzazione, qualsiasi tentativo di inquadrare la storia dal punto di vista prettamente sociale è vano: semplicemente la realtà italiana del 2012 in questo film non c'è - e se uno dei tre episodi riguarda una giovane coppia omosessuale, non è comunque approfondito granchè lo scavo psicologico dei due personaggi (ma, sia chiaro, è pur sempre una mossa coraggiosa in un cinema indiscutibilmente retrogrado e bigotto come il nostro). Pure le scelte di casting non pagano: Ambra, Nicolas Vaporidis, Edoardo Leo, Antonello Fassari, Primo Reggiani, Myriam Catania, Giuliana De Sio, Isabelle Adriani, Giulio Forges Davanzati sono i nomi principali sul cartellone. 2/10.

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