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Biancaneve

Regia di Tarsem Singh vedi scheda film

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La recensione su Biancaneve

di Antisistema
6 stelle

Con questo Biancaneve (2012), completo la filmografia di Tarsem Singh, regista dal grande talento visivo (quello vero e non ciò che vi spacciano per tale che consiste in confezioni extra-lusso da centinaia di milioni di dollari), ma abbastanza discontinuo nella sua breve filmografia anche se a conti fatti l'unico suo film insufficiente in tutto e per tutto, risulta essere il dimenticabile ed anonimo Self/less (2015). Singh proviene dal mondo dei videoclip, ma i suoi film anche se hanno un lato visivo originale sovrastrante nettamente quello della narrazione (tranne nell'ottimo The Fall), sono più o meno degli esperimenti abbozzati a metà. Biancaneve é in questa categoria, ma l'ho trovato tutt'altro che disdicevole come recensito da certa critica anglosassone ed essendo stato concepito come una commedia romantica d'azione per famiglie, come tale lo giudichero'.

 

 

Tarsem Singh adopera una personale rilettura della favola in chiave quasi parodica, senza mai scadere nella parodia totale o un qualcosa alla Epic Movie come ho letto da parte di qualche spettatore. 

La rilettura dei personaggi colpisce principalmente la regina (Julia Roberts) ed il principe (Armie Hammer), risparmiando in parte il personaggio di Biancaneve (Lily Collins). La regina perde i connotati malvagi, per diventare oggetto di satira verso una donna ultra quarantenne che ormai si avvia verso il decadimento della propria bellezza non accettandolo per niente, costringendosi a trattamenti di bellezza assurdi ed estremi (eppure tutti esistenti nella realtà) e a torture fisiche per indossare abiti eleganti che la facciano apparire più giovanile in modo da poter conquistare e sposare un bell'uomo giovane quanto ricco, invece della prospettiva dell'anziano barone. Siamo innanzi ad una schizzoide grottesca con una doppia personalità, una delle quali è lo specchio.

Il principe ne esce decostruito in tutto e per tutto, qui ci troviamo innanzi ad un essere che per quanto sia bello e prestante fisicamente, alla fine viene sconfitto in combattimento dai nani per ben due volte nonostante il suo malriposto senso di superiorità verso loro, Biancaneve lo umilia in duello e capacità di risolvere situazioni delicate (vedere la bestia nel finale) ed infine la regina lo raggira e manipola in tutti i modi; in pratica un emerito idiota, fa strano vedere Hammer alle prese con un ruolo così assurdo e dissacrante dopo averlo visto in Chiamami con il tuo nome (2017). 

 

 

Il personaggio di Biancaneve è tenuto fuori dall'operazione parodia e per questo potrebbe risultare meno interessante, mentre senz'altro riusciti risultano essere i sette nani qui in veste di banditi, che effettuano scorrerie e furti tramite complicate acrobazie grazie a dei trampoli; sembrano usciti da un film di Terry Gilliam in tutto e per tutto per impatto estetico e costumistico (Eiko Ishioka ai costumi è sempre una garanzia).

Biancaneve si unisce ai nani per nascondersi dalla regina, ma presto diventerà leader imparando l'arte del combattimento e del furto, senza che lo spirito innocente e puro del suo personaggio vengano meno.

Su Lily Collins ho letto tutto ed il contrario di tutto in questo film (incapace, raccomandata, scarsa, talentuosa, stupenda, sorella di Crash Bandicoot, monociglio, vai dall'estetista e così via ...), specie sulle sue sopracciglia molto folte; ora stiamo guardando un film e non una sfilata di moda, quindi ben venga un'attrice che non si uniformi ad uno standard come se la bellezza dovesse essere un prodotto industriale replicato a tavolino (anche Audrey Hepburn ed Elizabeth Taylor avevano sopracciglia folte... brutte anche loro? Meno male che non c'era internet all'epoca, sennò chissà cosa avrei letto). Chiuso questo capitolo, Lily Collins è adeguata ad interpretare una Biancaneve dolce e virginale ma al contempo più intraprendente e forte (non solo nei duelli, il finale che ribalta l'iconografia della fiaba è emblematico dell'emancipazione di Biancaneve), però dovrebbe essere più costante nella prova recitativa poiché passa da picchi alti (sequenza primo bacio e allenamento) a momenti anonimi (combattimento con spada contro il principe) sino a scene imbarazzanti (la prima visita al villaggio non si può vedere, totalmente spaesata); rispetto ad Abduction o Shadowhunters il miglioramento c'è (ma quei film erano tremendi), però potrebbe dare di più, perché a momenti nel confronto Julia Roberts ha recitato meglio sembrando anche brava (uff... si ce l'ho fatta, l'ho detto), grazie ad una perfomance auto-ironica di donna incapace di accettare lo scorrere del tempo sottopendosi a cure estetiche assurde.

 

 

Anche se in misura minore rispetto ai tre film precedenti, l'aspetto visivo ha una chiara impronta personale, prediligendo una colorazione satura prediligendo il colore giallo in tutte le sue varianti possibili ed immaginabili.

Tarsem Singh si sbizzarrisce nella costruzione dei set fisici in modo che gli attori siano anche maggiormente a loro agio invece di muoversi lungo dei teloni verdi, sfruttando il green screen solo per qualche sfondo d'aiuto ai set fisici e per i campi lunghi del castello.

Molto carino il prologo iniziale animato con un uso intelligente della voce fuori campo della regina, che ci racconta la storia... oppure una verità della storia, cioè la sua. La sceneggiatura avrebbe dovuto spingere forse di più sul pedale della parodia dei personaggi invece di addentrarsi in una narrazione comunque abbastanza scontata nello sviluppo e da un taglio forse troppo family friendly con una comicità non sempre azzeccata come la sequenza di Armie Hammer cane troppo sopra le righe o il dialogo troppo reiterato sui pantaloni tra Biancaneve e principe alla festa della regina.

Una rilettura probabilmente troppo personale (anche se con i suoi limiti produttivi), specie in ambito visivo dove tra blockbuster finto darkettoni (vedere il contemporaneo Biancaneve e il cacciatore che esteticamente ne esce distrutto) o dall'estetica piatta - paratelevisiva, Tarsem se ne smarca alla grande con il suo stile che non risulta essere di facile assimilazione (neanche a me è piaciuto tutto) e per questo poco apprezzato negli USA (da noi le recensioni sono più positive), specialmente dal pubblico che lo percepisce strano, infatti solo 180 milioni di incassi a fronte di un budget di 85 milioni.

 

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