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Dream House

Regia di Jim Sheridan vedi scheda film

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La recensione su Dream House

di alan smithee
4 stelle

Pellicole come questa ricordano ad esempio tristi precedenti tra cui cito il caso di "Oscure presenze a Cold Creek", ossia horror finanziati da majors di alto livello, con star di prima grandezza (in quel caso Sharon Stone, Dennis Quaid, Stephen Dorff, qui addirittura il trio all stars Craig, Watts, Weisz), registi di un certo nome (la' Mike Figgis, qui addirittura Jim Sheridan), e un unico desolante risultato finale che riduce l'operazione ad un pastrocchio pieno zeppo di situazioni viste e riviste in diverse altre ben piu' riuscite occasioni. Raccontare la trama del filmaccio e' un po' come far del male (oppure salvare) lo spettatore che, probabilmente attirato dal cast eccezionale, dalla storia d'amore galeotta tra Craig e la Weisz ora sposi ufficializzati da mesi nella vita reale (ma esistera' una vita reale per una star hollywwodina?), si lascera' trascinare tra breve in sala, data l'imminente uscita tardiva del film (disponibile ad esempio da mesi in dvd in Francia, ora in promozione a 6 euro!!!) nel nostro paese.
Si parla di scrittori che abbandonano la citta' caotica per una tranquilla vita in periferia da dedicare alla famiglia e alla stesura di un libro, di case teatro di orrendi omicidi, di visioni offuscate che cercano di far venire a galla una verita' che non e' proprio come la si vuole dipingere; di morti che non si rassegnano al loro destino ma anzi collaborano col protagonista incalzandolo nella ricerca della verita'; di vicine di casa che sanno molto ma non tutto quello che e' stato ordito ai danni di un protagonista a cui ne capitano davvero di tutti i colori.
E se Daniel Craig e' un interessante contrasto vivente tra il suo possente fisico giovane ed atletico e il suo volto piu' maturo, che uniti insieme costituiscono quasi due elementi estranei in un corpo unico, alle due dive belle e pure brave spetta un ruolino davvero poco plausibile e che appare poco comprensibile se non motivato da ragioni prettamente commerciali (almeno la Weisz si e' accasata, ma alla Watts chi glielo avra' fatto fare di interpretare 'sto guazzabuglio!!). E poi ammettiamolo: dopo "The Others", dopo "Il sensto senso", non c'e' davvero piu' spazio per affrontare temi ormai cosi abusati come l'aldila', le anime dei morti, i misteri soprannaturali. Il film ad un certo punto sembra accorgersene, e difatti vira piu' verso le terrene vie del thriller. Ma le spiegazioni ormai suonano tardive e raffazzonate. Spiace ancor di piu' che per gli attori, per il regista coinvolto: pazienza quando il regista di "The boxer" e de "Nel nome del padre" si trova coinvolto in prodotti su commissione come il rifacimento (corretto e ben riuscito, ma certo non indispensabile) del film della Blier "Non desiderare la donna d'altri"; meglio quello che percorrere le vie di una sceneggiatura che di originale ha solo l'ipotetico opaco anonimo autore; meglio ancora, se possibile, tornare a viaggiare su strade primarie di un cinema essenziale e ispirato come lo e' stato fino a poco tempo fa quello che ha sempre caratterizzato il lavoro del grande Jim Sheridan.
Qui siamo solo in zona pastrocchio per una pellicola che verra' al piu' semplicemente ricordata come "film galeotto" dell'amore di due stars glamour e pure molto brave (ma altrove).

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