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Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Il Cavaliere Oscuro - Il ritorno

di alan smithee
8 stelle

Martedi 24 luglio: anteprima francese, a pochi giorni da quella americana (con annessa ennesima tragedia della follia, in seguito alla strage avvenuta nella multisala di Denver) dell'ultimo capitolo della trilogia di Nolan sul pippistrello di Gotham City. 
Al di la' dell'atmosfera lugubre e tragica che - ora molto di piu' che nel secondo capitolo  - (in seguito alla morte per overdose del compianto Heath Ledger pochi mesi prima dell'uscita del film) contraddistingue nuovamente l'uscita di un film sul Cavaliere oscuro, va subito detto che con questo film Nolan chiude una trilogia matura ed adulta su un supereroe che, passato di mano a diversi e spesso celebri ed apprezzati autori, e' inevitabilmente andato - sotto le vestigia ispirate di uno dei piu' celebrati registi del momento - al di la' del semplice supereroe (vedi l'esempio del recente giovanilistico e pur ben fatto Spider man) trasposto dalla carta disegnata alla pellicola. 
Il film di Christopher Nolan e' infatti ben di piu' di tutto cio': il supereroe apparira' si e no 15/20 minuti su oltre due ore e trenta di pellicola, in quanto e' tutto il contesto che ruota attorno ad una vicenda che necessita di una soluzione, e dunque di un angelo protettore che dalle tenebre riappaia per dare speranza ad una metropoli che soccombe. Le minacce a cui e' esposta Gotham City sono racchiuse nelle paure piu' tipiche e peculiari della nostra caotica modernita': un attacco terroristico al cuore pulsante della finanza che possa in pochi secondi azzerare le ricchezze (ormai virtuali piu' che mai) che ognuno di noi ha messo da parte dopo anni di sacrifici (precipita sul lastrico pure il multimiliardario Bruce Wayne); una serie di attentati che creano morte e distruzione tra folle di innocenti cittadini; un gruppo di delinquenti organizzati che sferra un attacco che mette in ginocchio le forze dell'ordine (costrette per non demordere ad organizzarsi in casa propria, su ispirazione personale e con metodi artigianali e fantasiosi) e instaura un clima di coprifuoco che ricorda molti regimi dittatoriali della prima meta del '900; e infine una minaccia nucleare che incombe inesorabile dopo che la citta' e' orfana del suo protettore. 
La chiave di tutto il complesso (ma affascinante e visivamente spesso magnifico) snodo narrativo e' racchiusa tra le spire di un profondo cunicolo concentrico, una sorta di pozzo espiativo ove maturare la consapevolezza dei propri limiti e della propria incapacita' a superare ostacoli che paiono insormontabili. Ma se il supereroe latita, tutto deve ricominciare dall'uomo che lo incarna, dalla sua capacita' e volonta' di superare quella barriera invalicabile e tornare nuovamente in superficie. Ad affrontare finalmente un nemico superlativo, che non desta nostalgie o rimpianti neppure nei confronti del compianto gigantesco Joker di Ledger: Bane, questo e' il nome del cattivo con la museruola - splendidamente reso da un Tom Hardy che continua a stupirci sin dai tempi di Bronson - e' la raffigurazione del male assoluto che si e' generato quando la speranza del riscatto e' risultata vana ed ha generato un mostro che si sazia solo col sapore stuzzicante ma mai placabile della vendetta.
Il film, sin troppo complesso e per nulla acchiappa pubblico nella sua lunghezza smisurata, che non concede tregua e distrazione a chi cerca semplice diletto e svago "senzapensieri", si avvale in piu' occasioni (quella iniziale del "rapimento" dell'aereo su tutte, ma pure tutte le movimentate scene degli attentati che piegano Gotham in uno stato di assedio da guerra) di scene madri che sono tutte una lezione di cinema e di visione altamente spettacolare e grandiosa delle scene di massa; quasi la stessa atmosfera ed emozione provata tempo addietro in sala vedendo Heat di Michael Mann; quasi ci trovassimo davanti ad un James Bond d'autore. Scene di massa che ricordano pure le grandiose manovre di un cinema degli albori espressionisti come Metropolis di Lang, del quale condivide pure una malsana atmosfera da dittatura e coprifuoco che l'umanita' ha purtroppo piu' volte vissuto e che ben si adatta ad ogni epoca e circostanza.
Nolan approfitta dell'occasione per circondarsi (e fa solo che bene!) di tutti gli attori (o quasi) del precedente ambiziosissimo Inception, piu' altri ritorni di lusso dai precedenti due capitoli incentrati sul pippistrello, che anche in questa circostanza non viene quasi mai menzionato col suo nome (pure nel titolo di nessuno dei tre film si parla mai di Batman), quasi a ribadire che l'eroe e' solo una sfaccettatura di un alter-ego caratterialmente piu' complesso ed interessante da sviscerare e rappresentare. Christian Bale non brilla per simpatia neppure in questa sua terza occasione, dove un suo eroico gesto sacrificale finale poteva rappresentare l'occasione piu' realistica ed opportuna per creare una volta per tutte quel feeling che altri suoi colleghi hanno invece saputo manifestare interpretando supereroi in film decisamente meno nobili e maturi; tuttavia l'attore possiede l'innegabile "physique du role" che per un motivo o per l'altro e' venuto a mancare a quasi tutti i suoi piu' o meno illustri predecessori nel ruolo del problematico supereroe. Anne Hathaway e' una donna gatto molto riuscita, sensuale, e combattuta (ma non vinta) dall'istinto tutto felino di prevaricazione, che soccombe di fronte ad un cuore che ha ancora una parvenza di umanita'. E se il nostro eroe trova l'occasione irrinunciabile per defilarsi, il film si chiude aprendo le porte ad un valoroso Robin, erede naturale del protagonista, forse in futuro non piu' relegato solo a "colorato" aiutante "incolore" in calzamaglia, sfottuto oltre tutto da maliziosi commenti fuori luogo sul suo rapporto con l'eroe adulto assieme al quale si accompagna.

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