Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film
Stesso titolo, stesso logo sulla locandina, stessi referenti declamati: il mito inestirpabile della commedia italiana, ovviamente, e il fascino elegante di quella britannica contemporanea, Love Actually su tutti. Ma Ex. Amici come prima zavorra verso il basso ciò che Brizzi, nel primo film, aveva elevato sopra il pattern della trivialità intellettuale cinepanettonara: se con Ex la solita commedia borghese autoassolutoria (è quel che il pubblico desidera, bellezza) si vestiva da cinema medio malincomico, con quel sentore agrodolce, quel gusto trendy nella messa in scena e quegli interpreti pseudoengagé che appagavano un pubblico più vasto, i Vanzina riducono al sodo: cast meno colto o presunto tale, attori macchiette senza troppe fasulle sofisticazioni (alcuni non recitano, portano solo l’abituale maschera: Ruffini, Brignano, Salemme), il cancro del bozzetto dialettale riacquista un peso consistente nella costruzione delle gag, e situazioni già viste a profusione mascherano la mancanza di idee come omaggio alla tradizione. Gli intenti sono edificanti, e c’è spazio per una linea narrativa che contrappone un antico pudore conservatore al troiaio politico nostro contemporaneo. Ma quando un film termina su un assolutamente non necessitato stacchetto mariadefilippico, comprendiamo che le buone intenzioni rimangono una semplice posa, se si promulga il solito paludoso, putrefatto immaginario.
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