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The Bay

Regia di Barry Levinson vedi scheda film

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Xoanon

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La recensione su The Bay

di Xoanon
6 stelle

Una specie di "horror ecologico". Va detto subito che si tratta di un altro mockumentary, genere ormai più' che inflazionato, ma questo non deve ingannare o scoraggiare: sebbene sia stato scelto questo genere, il film è vedibile ed ha da dire più' di tante altre uscite che sfruttano lo stesso sistema.

The Bay infatti, pur rientrando pienamente nel genere del falso documentario, lo fa con una certa intelligenza ed in questo caso la scelta del found footage spacciato per vero ha un suo perchè. Il regista è  Barry Levinson, premio Oscar per "Rain Man" nel 1988, che curiosamente debutta nell'horror a settanta anni e lo fa non solo con mestiere, ma anche con una certa capacità narrativa. Infatti non si assiste alle solite riprese fatte da un maniaco della telecamera che non la molla mai manco per fuggire, ma c'è una certa costruzione nel mettere insieme filmati provenienti da piu' fonti, come telecamere di sicurezza, filmati postati su siti e blog, e video delle macchine di polizia (un pò come aveva fatto Romero in "Diary of the dead" del 2007), in modo che il risultato sia piu credibile e piu' vario della media. Inoltre lo stratagemma degli eventi "realmente accaduti" in questo caso, pur non trattandosi ovviamente di un fatto di cronaca accaduto nei termini della storia raccontata, si ispira ad un evento drammaticamente vero: la moria di animali avvenuta nel 2011 nella Baia di Chesapeake nel Maryland con circa due milioni di pesci morti, avvelenamento anche su esseri umani e il fortissimo sospetto che sia dipeso da attività umane. Il film si svolge proprio negli stessi luoghi e prende ispirazione da quell'evento, amplificandone la portata in modo da montarci un film horror. Non si tratta però di un espediente un pò morboso che sfrutta un evento drammatico per spettacolarizzarlo, bensì può sembrare piu' il contrario, ovvero utilizzare gli strumenti consentiti da un film horror, eccessi compresi, per denunciare una situazione tristemente esistente.  

La trama racconta di una giornalista alle prime armi che, suo malgrado, si trova nel mezzo ad una catastrofe tossica ed epidemica che si snoda in modo quasi silenzioso attraverso i classici punti chiave di storie simili: l'iniziale incomprensione di quello che sta accadendo, le autorità che negano e minimizzano, i tentativi di contenimento fino alla tragedia. Il tutto però senza enfasi (qualcuno potrebbe anche annoiarsi, ma a mio avviso col passare dei minuti si crea una sorta di angosciosa tensione), ricostruito a posteriori dalla sopravvissuta con l'ausilio di altri strumenti (i filmati citati prima).

Si tratta quindi di una sorta di "Horror ecologico", vicino anche al genere "epidemico" (ma non aspettatevi infetti che si aggirano attaccando la gente, il tono è un altro) che contiene e mescola sia elementi puramente di fiction sia un messaggio serio e concreto, senza perdere di vista entrambe le sponde.

Dunque l'elemento di denuncia c'è, alcuni riferimenti ad attività umane altamente pericolose (come l'inquinamento derivante da allevamenti intensivi che riversano scarti nei fiumi) sono reali, e questo nel film pesa almeno su chi è sensibile a queste tematiche. Ma si tratta pur sempre di un horror, perciò la denuncia non schiaccia la storia che viene portata avanti mettendo una certa tensione nello spettatore e riuscendo, in certi momenti, a fornire immagini piuttosto forti. 

Da chiarire che non si tratta certo di un film riuscito in tutto, sia nella denuncia che nella narrazione, ha i suoi alti e bassi e forse alla fine lascia un pò insoddisfatti, per esempio chi  ama lo splatter e l'horror "puro e crudo" rimarrà probabilmente deluso, ma avvicinandosi senza troppe pretese si può assistere ad un mockumentary un pò diverso dalla media che contiene elementi interessanti.

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