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Posti in piedi in paradiso

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Posti in piedi in paradiso

di lamettrie
8 stelle

Una signora commedia all’italiana. Come capita raramente di vederne, per quanto riguarda i prodotti da 30 anni a questa parte: quindi non certo poco tempo.

La critica sociale risparmia ben poco dello squallore di questi tempi: la crisi economica che, indotta dagli speculatori, ha fatto venire i nodi al pettine; ha rovinato, solo per considerare l’Italia, milioni di persone. Ma, tra queste, tantissime hanno, semplicemente, ritrovato in modo più efficace le conseguenze dei loro errori. Per questo si sta parlando di nodi che vengono al pettine. Scelte irresponsabili che sono figlie di una superficialità tipica da anni ’80. Infatti questi quaranta/cinquantenni sono stati giovani nel periodo di illusione più pericoloso che sia mai esistito, gli anni ’80 appunto (conta relativamente poco, in tal senso, il riferimento qui alla musica leggera anni’70).

Verdone non suggerisce che tutto è così orrido come il film mostra: ma suggerisce che tale orrore è possibile. Non solo, suggerisce che tale orrore è reale, ed è stato reale, in tanti casi, anche se ovviamente non in tutti, come invece una lettura facilmente pessimistica potrebbe lasciar pensare.  

Qui c’è un campionario di umanità ai limiti del raccapricciante, spesso: e ciò si sposa appunto con la miglior commedia all’italiana dagli anni ’50 ai ’70, anche perche si ride davvero. Il paragone con i migliori prodotti di Risi, Monicelli, Zampa, Germi non è affatto eccessivo, proprio perché alla critica sociale veritiera si unisce la capacità di divertire. Ad esempio: il personaggio di Giallini; la scena dello scompenso cardiaco dello stesso Giallini dovuto al viagra; quella del non riuscito furto in casa; quella del negozio spaccato dallo psicopatico; quella del compleanno della Ramazzotti; tutti questi sono casi in cui si ride davvero, assieme a tanti altri. E la risata non è qui qualcosa di scontato e commerciale: si sposa bene con la critica sociale, amarissima, che emerge. Anche di ciò nel film sovrabbondano gli esempi. Infatti tutti e tre i protagonisti sono ben più da criticare che non da approvare: Verdone per i suoi sbagli è forse quello meno censurabile (ha sbagliato per troppo amore, ma comunque pur sempre si tratta di errori, che era meglio evitare); a Favino non basta la scusa della depressione post partum della bellissima moglie per mandare a monte un intero matrimonio, con figlia annessa; Giallini colleziona solo errori, per lo squallore di cui sembra un campione perfetto.

In tal senso, è interessante la panoramica sulle oscenità tricolori di questi anni ‘10: la 17enne che si fa mettere incinta, senza pensare alle conseguenze, fa qualcosa che sarebbe stato meglio evitare, al di là di ogni altra considerazione possibile: ma che colpa ne ha se i suoi genitori sono stati i primi a insegnar loro che ciò era possibile? Le “tardone” insoddisfatte che sbavano per un partner sessuale più giovane,  sfidando anche ogni limite del buon gusto. La crisi economica allucinante, che impedisce di vivere in maniera serena: per quanto teneri si voglia essere verso la classe dirigente economica, comunque sia i dati disastrosi sui loro crimini è sin troppo evidente, anche dalla lettura dei dati sociologicamente più chiari, come quelli del disastro dal 2008 ad oggi, 10 anni terribili in cui tante persone sono passate da un tenore di vita discreto a uno tremendo, la cui possibilità è stata tenuta scaltramente nascosta da parte di quella stessa classe dirigente economica che ha avuto interesse nell’impoverire ulteriormente i poveri al fine di arricchire sé stessa.

Il film ha poi il merito di essere profondamente umano: proprio nel momento in cui mostra ciò che è veramente importante dell’uomo, cioè l’affetto reciproco, che è la precondizione indispensabile affinchè ogni cosa possa essere foriera di buoni frutti in qualunque futuro possibile. Verdone con grande pudicizia si sottrae all’amore verso la Ramazzotti, ma poi vi si concede: lei è bellissima e buona, ma è anche profondamente squilibrata, e quindi la classica persona cui non ci si può affidare, neppure con buone intenzioni, di primo acchito. Lo stesso Verdone benedice la gravidanza della figlia adolescente; e il suo impuntimento, la sua disapprovazione trattenuta, mista all’approvazione del padre responsabile, è interessante: quel padre che non ha saputo essere tale fino in fondo, per i propri errori, è lo stesso che appunto cerca di guidare la figlia perché è l’unico che può far ciò assieme alla madre, e perché almeno ha imparato dell’umanità e dell’affetto dalla prova storia, piena di errori. “Il destino ti fa trovare la strada giusta…” è una delle tipiche frasi cretine che lui butta lì di fronte alla Ramazzotti per infondere un minimo di speranza: ma lui per primo ne conosce la falsità. Giallini viene sostenuto dal figlio nel momento dell’estremo bisogno, anche se tale padre è campione di oscenità; e padre e figlio sostengono la sorella, che rappresenta l’apice della disdicevolezza in gonnella, in tutti i sensi.

Tutti poi recitano benissimo: Verdone all’apice del disincanto e della maturità; Giallini nei panni perfetti del caratterista romano, zotico fin nelle viscere; Favino, che resta un grande attore, qui è però ingabbiato in una parte da intellettuale che comunque recita abbastanza bene, anche se con un tono un po’innaturale; la Ramazzotti è bravissima come sempre, sia che faccia la malata di mente doc, sia che faccia la super seduttiva.

Peraltro, il film non si regge su individualità, ma è un film corale, in cui le diverse personalità risultano perfettamente assortite, nella molteplicità notevole delle varie situazioni, del tutto realistica (anche se si privilegiano i casi problematici più che quelli apparentemente sani; ma: esistono i casi davvero sani?)

La morale non è semplicistica: chi vince alla lotteria, non può goderne; il Verdone respinto da ogni buon sorte, deve adattarsi… Ma quello che prevale, è proprio  il bisogno di umanità: quello di cercar qualcuno con cui sia degno volersi bene, prima di ogni altra considerazione, che pure deve essere soppesata.

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