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Posti in piedi in paradiso

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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La recensione su Posti in piedi in paradiso

di mc 5
8 stelle

Tra le pellicole italiane in forma di commedia le due più attese erano senz'altro quella di Carlo Verdone di cui vado a riferire, e quel "Magnifica presenza" firmato da Ozpetek il cui arrivo nelle sale è previsto tra un paio di giorni, anticipato da alcune recensioni in anteprima per la verità piuttosto difformi nei giudizi critici. In attesa dunque di quest'ultima pellicola, che ci consentirà anche di fare un pò il punto sullo stato di salute della commedia italiana (quella d'autore però, non le schifezzuole furbette che pure escono di continuo), possiamo già registrare con soddisfazione una (seppur per ora molto cauta) tendenza da parte di produttori e registi italiani a realizzare anche prodotti di contenuto drammatico, film di denuncia e di impegno civile: a fare da apripista il bellissimo recente "ACAB" di Sollima, e stanno per arrivare quel "Diaz" che il produttore Procacci della Fandango ha tenacemente voluto, cui farà seguito il "Romanzo di una strage" firmato da Marco Tullio Giordana. Il sottoscritto, pur essendo felice di questa nuova deriva, nutre seri dubbi circa la possibilità che questi lavori possano incontrare il diffuso riconoscimento popolare di un pubblico ormai talmente rintronato, assuefatto e superficiale da cercare comodo rifugio solo in commedie insulse e sgangherate. Con l'aggravante che il suddetto pubblico percepisce come scelta intelligente quella di vedere schifezze come l'ultima porcata con Claudia Gerini, interpretando tale scelta in funzione di alternativa "virtuosa" ai cinepanettoni con le scorregge di Boldi. Ma per fortuna esistono ancora cineasti come Carlo Verdone, uomini che il Cinema lo amano davvero, che si sono formati alla scuola di Sergio Leone, insomma registi che non inseguono il il consenso attraverso infallibili meccanismi ruffiani, autori che raccontano storie di uomini e dei loro sentimenti. Insomma la misura del cinefilo è colma: pensate che, in ambito delle commedie furbette cui si accennava, la nuova "trovata" (che ideona!!) è quella di inserire nella sceneggiatura un personaggio ricorrente di pornodivo...roba da matti. Ma a questo punto devo aprire una parentesi, necessaria per focalizzare il mio rapporto con l'attore-regista romano. Pur essendone da sempre supporter e fan, non ho problemi ad ammettere che i suoi ultimi lavori mi avevano progressivamente deluso. Senza andare troppo a ritroso, ricordo che il suo precedente lavoro -"Io, loro e Lara"-  mi aveva talmente imbarazzato da mettermi in condizioni così poco serene da impedirmi di recensirlo. E dunque è stato per me doppiamente bello ed emozionante ritrovare al cinema il miglior Verdone, quello che ha qualcosa da raccontare, e lo fa con l'esperienza attinta dal suo inesauribile bagaglio, ma anche adottando quel suo impagabile approccio da "loser" che me lo rende umanamente adorabile. Sì, perchè passi falsi a parte peraltro accettabili in una così lunga carriera, io ho sempre avvertito una spiccata contiguità sia col cineasta che con l'uomo. Carlo mi sta simpatico a pelle, amo quella sua postura impacciata, mi riconosco nel suo modo di esprimersi al punto che certe volte, vedendolo gigioneggiare (in senso buono) sullo schermo, ho come la sensazione di vedere me stesso, con le mie goffaggini e la mia inadeguatezza. Praticamente io lo vedo come un perdente che però riesce a trasformare le proprie debolezze in punti di forza, facendo risaltare l'elemento di una simpatia profondamente umana, così da far prevalere il sorriso di chi ama la vita sulla malinconia del "loser". Accennavo alla delusione, prossima al disagio, che provai alle prese col suo precedente film, peraltro penalizzato dalla presenza di una Laura Chiatti davvero inqualificabile e portatrice di un dilettantismo intollerabile. Questa volta, invece, Carlo ha puntato subito in alto, coinvolgendo nel progetto addirittura due tra i migliori interpreti italiani del momento (anzi, no: proprio i migliori!), i fantastici Pierfrancesco Favino e Marco Giallini, con esiti di recitazione spesso strepitosi. E devo dire che, da cinefilo che predilige un cinema d'attori, quando vedo due artisti di razza come Giallini e Favino recitare, mi lascio trasportare dall'entusiasmo. Il caso vuole che avevo appena finito di vederli in "ACAB" dove avevano offerto due prove gigantesche e ritrovarli qui, di nuovo affiancati, a gigioneggiare stavolta sui toni della commedia, è stato per me molto gratificante. E oltretutto entrambi sanno interagire splendidamente tra loro, effetto perfino ovvio di un evidente affiatamento e di una perfetta alchimia. Attenzione però, che questo mio entusiasmo non significa affatto che il loro conclamato talento oscuri quello di Verdone. Diciamo piuttosto che quest'ultimo è "condannato" da una faccia "da buono" ad alimentare un determinato tipo di personaggio (che peraltro io ritengo abbia molti punti di contatto con l'uomo) e dunque le sue possibilità espressive appaiono ragionevolmente più ristrette a ruoli comici, senza escludere contaminazioni malinconiche. Ormai il film, che domina la classifica da svariate settimane, lo hanno visto quasi tutti per cui mi limiterò a sintetizzarne al massimo la trama. Tre classiche figure di perdenti sono accomunati da esistenze precarie sia a livello economico (alloggiano in sistemazioni di rimedio) sia a livello sentimentale (ciascuno ha alle spalle un matrimonio fallimentare con immancabile prole spaesata). Fatalmente, le loro strade s'incrociano e nasce un'amicizia ricca di elementi controversi, perchè i tre uomini sono di indole fortemente diversa l'uno rispetto agli altri. Questo incontro fra tre persone in difficoltà non fa che generare equivoci ed incomprensioni ma alla fine si rivelerà determinante per la loro "crescita" e per la maturazione di una rinnovata consapevolezza. Curioso constatare che il finale (non è uno spoiler in quanto non sto svelando nulla a livello narrativo) sembra ricondurci, tramite una romantica trasferta parigina, alle immagini di "Midnight in Paris" di Woody Allen. Il film è dotato di un approccio tra lo svagato e il sentimental naif, tra il comico brillante e il lievemente grottesco, il che lo rende fruibile con piacere, sul piano di una commedia fluida e gradevole ma che non esclude caratterizzazioni interessanti e definizioni psicologiche non banali. Si esce insomma dalla sala con l'impressione di aver visto una commedia leggera sì, ma provvista di una dignitosa simpatia che esclude l'idea di un prodotto "sciocchino". Detto delle due prove, entusiasmanti oltre ogni previsione, di Favino e Giallini, non resta che ribadire l'umana irresistibile simpatia che emerge dall'interpretazione di Carlo Verdone. Da segnalare la presenza, in sede di sceneggiatura a fianco di Pasquale Plastino nonchè dello stesso Verdone, della brava scrittrice-giornalista bolognese Maruska Albertazzi, a cui rivolgo idealmente gli auguri per le nuove possibilità professionali che il successo di questo film senz'altro le offrirà. E completiamo la rassegna del cast con una scatenata Micaela Ramazzotti, qui nei panni di una sciroccatissima cardiologa. Io penso che la brava Micaela, che ricordo soprattutto per il memorabile ruolo ne "La prima cosa bella", possa dare molto di più di quanto ci ha offerto finora e la attendo a nuove e più impegnative occasioni (e, in ogni caso, quanta personalità in più rispetto all'inettitudine desolante di Laura Chiatti!). Prima di chiudere, mi piace esprimere solidarietà al sincero affetto che Verdone non dimentica mai di tributare alla cultura del rock'n'roll, qui rappresentata dalla citazione continua dei Doors, ma soprattutto da una testimonianza di devozione quasi commovente nei confronti del leggendario Scott Walker (e stiamo parlando di un artista "oscuro" e scomodo, scelta ancor più meritevole in quanto operata da Verdone in ambito di film destinato al grande pubblico). Viva la tradizione di Monicelli e Risi. Viva la commedia italiana non volgare. Viva gli attori di talento. Viva le sceneggiature che stanno in piedi. Viva il cinema italiano di buon gusto (di qualunque genere esso sia). Viva Carlo Verdone e i suoi posti in paradiso.
Voto: 9

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