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Posti in piedi in paradiso

Regia di Carlo Verdone vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Posti in piedi in paradiso

di alan smithee
6 stelle

Sono almeno vent'anni che la coppia-tipo di Verdone e' scoppiata. Probabilmente influenzato dalla propria situazione privata il Verdone-personaggio e' da tempo un (ultra) cinquantenne solo, con problemi affettivi, insicurezze, ed ora, certamente per adeguarsi alle dinamiche piu' attuali, pure con grossi problemi economici alle spalle.
In questo suo ultimo film il comico romano impersona Ulisse, un ex produttore musicale, un tempo una celebrita' nel comparto, che si e' giocato la carriera a causa di alcune fondamentali scelte avventate, ultima fra le quali ostinarsi a far esordire la giovane moglie diciottenne con un disco che gli costo' una fortuna e che non compro' nessuno.
Ora e' un uomo solo, che gestisce un piccolo negozio per amatori del vinile e dell'oggettistica vintage legata alle glorie musicali del passato; vive nel retrobottega del locale ove lavora, e fatica ad arrivare a pagare l'affitto e gli assegni alla moglie, tornata a Parigi con la figlia ormai diciassettenne.
L'esigenza di trovare un'appartamento vero in cui vivere, in cui potersi finalmente fare una doccia calda, lo spingono ad accettare l'offerta di uno scellerato agente immobiliare di nome Segato (hihi..sisi si chiama proprio cosi' il personaggio del grande Marco Giallini, ma durante il film tutti storpiano il suo nome gia' di per se' piuttosto evocatico) e di condividere il modesto immobile con quest'ultimo e con un timido e sfigatello critico cinematografico in disgrazia (il sempre valido Favino, qui nei panni di una persona impacciata, timida, paffuta e perdente). Un problema di salute del Segato, colpevole di aver ecceduto in pasticche stimolanti per eccellere nel secondo mestiere di gigolo' per donne mature, mette in contatto il povero Ulisse con la bionda, svampita ma tenera cardiologa Gloria (una Micaela Ramazzotti simpatica pur se un po' sempre uguale a se stessa, ma di una bellezza intensa e seduttiva che - in vestaglia di raso rosso mentre balla i Doors - ricorda la migliore Basinger nel famoso spogliarello di 9 sett e 1/2) , che nella sua seducente goffaggine finira' per sedurre maldestramente l'ex produttore in disgrazia.
In questa occasione il film del comico romano offre il massimo dello sprint e della dinamicita' nelle situazioni piu' elementarmente e tradizionalmente comiche, fatte di gag fisiche per nulla nuove, ma spesso esilaranti e godibili (una su tutte la scena del tentativo maldestro di truffa organizzato ai danni di una ricca cliente del Sagato, mentre i due maldestri rapinatori finiscono a rapinare due poveri ottuagenari indifesi), sulla presa d'atto del disastro economico in cui ci troviamo e su come ci siamo ridotti oggi, a non riuscire ad arrivare piu' con troppa dimestichezza al 20 del mese successivo, a dover sognare una doccia calda e provare la fame vera che ti fa imbucare alle feste e rosicchiare carote e verdura cruda per riempire lo stomaco....tutte situazioni che ci riportano quasi ed incredibilmente ad un cinema che puo' quasi definirsi neo-neorealista, specchio ironico ed amaro della tragedia in cui siamo finiti dopo anni di bagordi, sprechi e ruberie.
Dove il film letteralmente crolla e' quando un sentimentalismo imbarazzante invade prepotentemente il campo, tra figlie 17enni incinta, mogli parigine insopportabili, giovani famiglie in via di formazione, e una capitale francese che sara' pure la citta' piu' bella e seducente del mondo, ma che al cinema rischia di uccidere ogni trama e situazione con pericolosissime immagini da cartolina davvero imbarazzanti (e pure l'ultimo immeritatamente incensato Woody Allen ne sa qualcosa).
Peccato perche' tutta questa seconda inutile melensa parte finisce per compromettere molto del risultato finale del film, decisamente sotto al livello degli ultimi buoni prodotti del pur bravo attore e regista romano. Forse la mancanza di una brava e fidata collaboratrice alla sceneggiatura come Francesca Marciano puo' essere stato l'elemento determinante che e' venuto meno per la riuscita completa della agrodolce commedia aggiornata alla amara attualita' che ci circonda.

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