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Ghost Rider: Spirito di vendetta

Regia di Mark Neveldine, Brian Taylor vedi scheda film

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La recensione su Ghost Rider: Spirito di vendetta

di scandoniano
2 stelle

Johnny Blaze ed il suo alter ego alle prese col rapimento del piccolo Danny, per mano di Carrigan, braccio destro del diavolo Roarke, dibattuto tra liberarsi dello “spirito della vendetta” che è dentro di lui, oppure farne tesoro per combattere il male… Il contributo di David S. Goyer alla sceneggiatura, con i suoi barocchismi e le soluzioni istrioniche, si nota oltremodo.

Nel secondo capitolo il personaggio del Ghost rider è diventato una sbrilluccicante marionetta incontrollabile e pericolosa, manco fosse un antieroe anziché un supereroe; la sua nemesi Johnny Blaze non riesce a controllarla e se ne vuole liberare a tutti i costi, tradendo sentimenti personali che si addirebbero di più ad un protagonista DC Comics che ad un “Marvel knight” (locuzione quest’ultima usata per la prima volta per un film del genere durante i titoli di testa, forse con l’intento di creare un filone narrativo distinto dopo lo scisma “The avengers”). Il film si lascia guardare, con qualche spunto interessante e numerosi tecnicismi portati all’estremo (raramente si è visto l’uso di uno split screen così cangiante: split definito, poi una immagine diventa lo sfondo dell’altra, poi le porzioni di schermo si invertono e così via…); le immagini sono intervallate anche da disegni animati, ricostruzioni fumettistiche, scelte di fotografia che richiamano lo stile “Sin city”. Molti gli altri film richiamati: la trasformazione di Blaze in Ghost rider (ed il rapporto tra le due personalità) appare molto simile a quello Bruce Banner/Hulk, così come l’antagonista risulta agghindato come uno strano mix tra il Mickey Rourke di “The wrestler” e l’Heath Ledger di “Il cavaliere oscuro”.

Cage fa il Cage, ma provando stavolta a fare il personaggio logorato dall’interno, finisce soltanto per peggiorare la situazione, poco assistito dal resto del cast, tra cui spiccano le poche pose di un sempre lesso Christopher Lambert e di una Violante Placido mugolante, che inoltre ha il compito di doppiarsi, poco credibilmente, con uno strano accento dell’Est Europa. Bravo Idris Elba (Moreau).

Un film molto slegato dal precedente, per atmosfere, modus operandi, equilibrio del protagonista (non a caso cambiato quasi tutto il cast). Un sequel che riesce quasi a peggiorare la credibilità del personaggio rispetto alla prima puntata dedicata allo “spirito della vendetta” Marvel, per via di una matrice ludica che, va bene il supereroe, va bene la Marvel, ma risulta decisamente ipertrofico e chiassoso.

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