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Com'è bello far l'amore

Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film

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La recensione su Com'è bello far l'amore

di LorCio
2 stelle

Si sarebbe dovuto chiamare Sex 3d o una roba simile e avrebbe voluto aggiornare la fin troppo celebrata tradizione della commediaccia erotica all’italiana. La verità è che Fausto Brizzi ha azzeccato l’esordio grazie ad un inatteso mix di nostalgia e ruffianeria (Notte prima degli esami) e ha saputo adattare Love Actually all’Italia in un film molto disprezzato ma a mio parere buono (Ex). Poi ha continuato a rifare Ex (sbagliando) e ha fatto riaffiorare la sua vera natura, cioè quella di sceneggiatore di cinepanettoni. La dimostrazione è questo punto di non ritorno che non soltanto sembra uno scarto dei precedenti film, ma uno scarto di magazzino che in una cinematografia normale non meriterebbe nemmeno il passaggio in sala.

 

Superficiale (non c’è un personaggio scritto come cristo domanda, tutto viene giudicato sulla base del sesso), presuntuoso (le mille, inutili, superflue morali incorporate), tronfio (l’inutilissimo 3d), arrogante (la sottile accusa al noioso cinema d’autore – certo, spesso lo è, ma da che pulpito viene la predica), addirittura blasfemo (l’incipit con i Lumiére): un’operazione totalmente sbagliata che vive dell’estetica perversa di un cinema commerciale che è lo specchio di un Paese anestetizzato.

 

È tanto difficile capire che film del genere non possono funzionare perché Edwige, Banfi e company non avevano nessuna pretesa al di là del botteghino? Perché certa, presunta commedia italiana si prende così troppo sul serio? Fallimentare l’introduzione di un esasperato Filippo Timi in un film di cassetta. Si salvano solo l’imprevisto cammeo di una Margherita Buy che sa prendersi in giro nella idiota parodia del cinema d’autore e la canzone di Patty Pravo che ha lo stesso titolo del film: altrove sarebbe stata ancora più bella, qua si perde nel vuoto di una storia che non esiste. Primo flop per Brizzi.

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